42 vita, bravo e coraggioso, ne li ricondusse fuori con una lettiga, e suggerì ad alcuni di farsi scudo, nell’avan-zarsi, con una fascina. Tutta la guarnigione del forte era cogli occhi su quegli animosi. Il comandante ordinò si concentrasse il fuoco dei cannoni su quel punto, ed esso fu si bene diretto, che, maraviglioso a dirsi, furono fatti tacere gli slutzen della trincea. Gli arditi si spinsero sotto, raccolsero i compagni dinanzi agli occhi del nemico, e ritornarono nel forte tra la più viva commozione generale per un atto di tanta generosità. Del resto gli artiglieri, e per le lunghe fazioni al cannone, e per altri lavori, conducevano una faticosissima vita. Aggiungi l’incomodità dei brevi riposi; essendo ogni altra provvisoria caserma demolita, dormivano o all’ aperto sui bastioni, o sotto piccole trabacche, con pericolo di non risvegliarsi mai più, o dentro le polveriere. Le due sole casematte a prova di bomba erano così piene zeppe di truppa da non poter muovere un passo. I legionari Bandiera-Moro, se erano bastati soli in tutta la cinta al primo attacco, coll’accrescere della fatica non avrebbero potuto bastare ugualmente, e però furono loro aggiunti degli artiglieri di marina e di campagna, mentre parte di loro alternativamente recavasi a Venezia per avere un qualche riposo. In quel frattempo il capitano della d.a compagnia, Luigi Bosi, sul bastione N.° 6 riportò una gravissima ferita sull’o-mero da una palla di granata. Egli provvisoriamente comandava le due compagnie, giacché Luigi Tolotti avea rinunciata la carica di maggiore, e, ritornato co-