56 senz’averne perduto un solo, entrarono in città, le cui vie per l’ora tarda erano quasi solitarie. Nondimeno la maggior parte dei cittadini in cui s’incontravamo, vedendo quella gente muta, sfinita, e tristamente pensosa, non conoscendo ancora la decisione del Governo, si fermava attonita e sbigottita ; e quindi un chiedere, un bisbigliare, un condolersi, e lagrime e abbracciamenti. La scena era commovente. Se tu dal Ponte sulla Laguna, allora guardato da alquanta truppa, spingevi pel buio della notte lo sguardo verso Marghera, vedevi continuare il bombardamento. Ma invano esso cercava nuove vittime: eppure un senso pietoso ti prendeva ancor per que’ luoghi, ornai sacri, così inutilmente insultati dal nemico! Ultimo a ritirarsi fu il comandante Girolamo Ulloa, poiché vidde i suoi essere in salvo. Una ultima grossa barca approda all’ospitale di Santa Chiara, un’ora dopo la mezzanotte, guidata da un solo e stanco rematore. Questi era Cesare Morosini, di Venezia, della legione Bandiera e Moro. Rimasto degli ultimi, e veduto che il corpo del suo commilitone Da Lio, ch’ebbe da una palla tronco il capo nelle ultime ore di quel giorno, giacevasi inosservato, aiutato da un compagno, se lo recava sulle spalle fino alle rive del forte; quivi fortunatamente trovava una barca, ove deporlo; ma il barcaiuolo, avvinazzato, mal reggendosi sulla poppa, prend’egli il remo in sua vece, e dopo lunga ora di viaggio, può deporre a Venezia la salma preziosa, perchè abbia onorata sepoltura. Il nemico, ingannato, continuò il fuoco sino alle cin-