37 sivo, perchè inutili le armi loro, e perchè non accesi dalla vista del nemico, si prestavano con entusiasmo. Una compagnia della legione del Sile, gaidata dall’ardito capitano Cattabene, attraversò il forte sotto la pioggia del fuoco per ricuperare la bandiera deposta in una lontana caserma. — E certo valse ad animare la truppa la venuta sul forte del generale in capo. Posto un piede a terra, quel vecchio guerriero, non turbato dallo scoppio poco lontano di una bomba, con l’usata ilarità si presentava alle truppe schierate, a riparo, dinanzi alle casematte, e ne fu accolto con applausi fragorosi. Però, allorché dopo alcune ore s’ebbe bisogno di munizioni, si conobbe grandemente il difetto del forte per avere le comunicazioni scoperte, giacché i carri nell’at-traversare i ponti tra l’una e l’altra cinta e le opere staccate, incorrevano forte pericolo, e non radi erano i ferimenti degli uomini e delle bestie. Nè tralascerò questo fatto. Il bisogno di cibo, più che la stanchezza, si facea sentire. I nostri legionari Bandiera e Moro attendevano la distribuzione dei viveri d’assedio ; ma udito che nella piazza davasi il sacco al caffè ed all’osteria, ch’erano stati abbandonati dai loro padroni, alcuno de’ loro serventi accorsero essi pure colà, e riportarono ad essi sui bastioni liquori e vivande d’ogni specie, e così si stette là gozzovigliando e scherzando coi fulmini. Il nostro fuoco era mantenuto vivissimo, e quello del nemico si facea più lento. Vedevamo in alcune delle batterie nemiche tre, due, od un cannone far fuoco, e