47
stra. Il fuoco, essendo più vicino, era più micidiale; gli artiglieri qua e là cadevano, chi senza testa, chi senza braccia, chi senza gambe, ed i cannoni si vedevano con la stessa pietà (se pure questo sentimento poteva darsi allora) accosciarsi anch’essi, e stramazzare. Durava così per alquante ore il combattimento, e mentre osservavamo dalle punterie nemiche, meno aggiustate, il mutamento di quegli artiglieri, non era così di noi.
  I	legionari Bandiera e Moro aspettavano ornai il rinforzo dei compagni, che, come dissi, erano di riposo a Venezia. Già sulle prime ore essi aveano avuto un loro compagno morto. Era questi Giovanni Borgato, giovanetto di diecianove anni ; biondo era e bello, veneziano, unico figlio: avea date prove momenti prima di una freddezza sprezzatrice della morte, montando sul parapetto, in mezzo allo scrosciar dei proiettili, per piantar le palline che servono a dirigere i mortai; poco dopo una palla gli avea portato via il berretto; e da ultimo, puntando il cannone, una mitraglia lo colse in fronte, e lo riversò morto. Inoltre si ebbero due feriti, e varii morti e feriti tra’serventi, che erano, a quel tempo, della legione napoletana. Quelli eh’erano a Venezia, come intendono tonar sì forte Marghera, si raccolgono, e gli ufficiali loro vanno al Governo a ricevere ordini. Manin volle che una squadra di loro rimanesse, nel sospetto, pare, che l’agitazione prodotta nella città alla vista del fuoco ed all’ immenso ribombo, non desse luogo a trambusto. Ma nella notte anche quella squadra raggiunse i compagni. Sul mezzodì quel rinforzo si mette