•146 Ma già s’avvicinava il fatai giorno., nel quale Venezia, vinta dalla fame (non dal morbo, nè dalle palle nemiche), era costretta a cedere invitta. Ma fu gloria de’ Veneziani o meglio degl’italiani, e fu gloria vera l’indomabile resisten/a de’ suoi propugnacoli, de’ suoi cento artiglieri, de’ suoi mille fanti. L’Austriaco riebbe nella sua podestà quella gemma; ma non si vanta d’averla presa d’un palmo. Il piazzale, quel punto di terra, non fu mai nè vinto, nè soverchiato; fu inespugnabile. Cento cannoni vi mutarono. — Vi posero piede quand’ era vuoto de’ nostri. Agl’Imperiali costò parecchie migliaia di cannonieri e di fanti. Il piazzale gronda ancora di sangue; ma se noi piangemmo, viva Dio, essi non risero. L’assedio di Venezia costò all’Austria venticinque-mila uomini. Nè tanto numero potè espugnarla. La vinsero il digiuno, la fame, la pestilenza, che sono gli effetti dell’assedio.