59 mata in appresso. Ma io parlai si largamente di questo fatto, perchè il primo; e tutti sanno che la prim’ora della pugna è terribile a qualunque guerriero. A questo fatto vanno uniti atti particolari di coraggio, che lungo sarebbe l’annoverare. Enrico Cosenz, sa tutti i punti della cinta, benché affetto di febbre, e toccata già una fortissima contusione, pareva non avesse nè l’una nè l’altra. Dei Bandiera-Moro un solo gravemente ferito, che mori il giorno appresso nella difficilissima amputazione della coscia, alcun altro contuso, e feriti alcuni dei loro serventi. Quella giornata fu per essi gloriosa, giacché pochi di numero, rispetto all’estenzione della cinta, e molti di loro malati a Venezia (alcuni dei quali, quantunque infermicci, comparvero), soli bastarono a sostenere la fronte d’attacco diretta appunto ai loro bastioni. Il comandante colonnello Ulloa, che intrepido si mostrava, visitando il forte qua e là, e provvedendo ai bisogni, nel citare i diversi corpi che si distinsero, e gli ufficiali che furono alla direzione, ebbe a dire: « La legione dei volontari Bandiera-Moro si è in ¡special modo mostrata degna del nome che ricorda i primi màrtiri dell’italiana libertà » (1). XII. Il nemico, fatto esperimento della risolutezza della guarnigione di Marghera, progrediva alacremente nei (1) Rapporto del 4 maggio 1849, dell’ispettorato del 1.° circondario di difesa al comando in capo delle truppe in Venezia.