49 aveano, dopo sì lunghe ore di fuoco, considerabilmente scemato. Questa cosa cl turbò alcun poco, vedendo che il nemico, non ristando un momento, avea su di noi già qualche vantaggio. Le intenzioni del nemico s’appalesavano. Egli volea distruggere il fortino Rizzardi, il cavaliere della casamatta, e il forte dei Cinque-Archi, per servirsi dell’argine della strada ferrata a formare la terza parallela, e chiudere la ritirata alla guarnigione, o dare l’assalto. Inoltre egli avea poste le sue batterie in tal sito, da intercettare col suo fuoco le comunicazioni, conoscendo egli benissimo le condizioni del forte. D’altra parte, con quella profusione di ferro gettato sui magazzini di polvere e in tutti i punti del forte, pareva piuttosto ch’egli volesse distruggerlo, che prenderlo. Sopragiunta la notte, egli pure rallentava la furia dei colpi per riparare i molti suoi danni; ma perchè noi non potessimo riparare i nostri gravissimi, ci facea uno special fuoco di bombe. Nottetempo quelle, visibili per le loro spolette, incrocicchiandosi nelle diverse loro direzioni a dodici, a tredici per volta sul forte, davano un’immagine di lucenti zampilli che ricadono in una vasca. Non pertanto, essenzialmente importando che le sopradescritte opere staccate fossero riparate dai moltissimi loro guasti, fu impiegata a ciò la truppa con una ingente quantità di sacchi di terra. Ma le cinte del forte, non essendovi sufficiente numero d’uominij ebbero solo qualche cannone rimesso in batteria. Lentissimo era il nostro fuoco, durante la notte; > cannonieri, vinti dalla stanchezza e dal sonno, dimen- 4