95 Artiglieria marina. Il maggiore Marchesi capitanava l’artiglieria marina. Buona esperienza, unita a mirabile disciplina, procacciò degna reputazione a quel corpo. Sappiamo anche noi che alla disciplina militare quella gente s’era abituata sotto la dominazione austriaca; ma egli è un fatto che le rivoluzioni naturalmente scompongono tutto in tutto, e ne’ soldati in modo speciale movono una certa ebbrezza che non soffre moderazione; e a ricomporre le masse a i nuovo ordine di cose, vuoisi molto ingegno e fatica tal-) volta più che a fare le rivoluzioni. E pare da’ fatti che il Marchesi avesse codest’arte, dacché egli non pure ricompose ciò che naturalmente in parte s’era scomposto, ma rinnovellò, modificò, corresse le vecchie forme. I suoi soldati egli amò, e cattivossene l’animo. Ne’ soldati l’amore può più che il rigore. Il primo li rende fedeli colla persuasione, e s’hanno deJ liberi prodi; l’altro li rende fedeli col timore, e s’hanno degl’impassibili servi. Alessandro, G. Cesare, Carlo V, il Ferruccio, Gastone di Foix (precursore di Napoleone), Yet-tor Pisani, Morosini, Emo, altri mille, Napoleone stesso ci diedero esempio di quanto potesse ne’ soldati l’amore de’ suoi capitani. Solo l’Austria ci dà esempio di quanto possa quell’arido rigore, tutto suo, ereditario, indigeno. Il Marchesi amava le sue genti, e n’era con eguale misura riamato. Ma anche l’amore dei capitani a’ loro soldati vuoisi moderare e regolare, non tanto perchè per