'122 della legione Bandiera-Moro. Il meschino fu rovesciato ai suolo. Si credette ucciso, per lo che facevano per trasportarlo aU’ambulanza. Eccolo tornare ai sensi, rompere in un grido ; e svincolandosi con uno sforzo stupendo dalle altrui braccia, esclamare: « S’io ho a morire, morrò là, sul bastione per le palle nemiche. Le nostre intingerò prima del mio sangue. Vendicar vo’ la patria ». — Com’ebbe ciò detto, corse al suo cannone. Anco la facezia condiva la tempesta de’ fuochi. Un giovane fante, chiesto di tabacco da fumo, corre per la fortezza a procacciamelo, e non avendo ove meglio portarlo, lo reca nell’una delle palme. Una bomba gli scoppia dappresso. Ecco lui coprire coll’altra palma il tabacco, e incurvatosi un tratto giovialmente esclamare: « Ahimè! il mio tabacco è in pericolo ». — Indi tutto allegro seguitò la sua via. La mattina di quel dì 25 le munizioni cominciavano a mancare; e il fuoco nemico crudelmente a spesseggiare. Le lunette, le quali lungo la notte furono restaurate, e parimente il forte Rrzzardi e la batteria dei Cin-qu’archi opponevano nondimeno la resistenza più salda. A riparare al difetto delle polveri fu spedito da Marghera a Venezia una commissione dei Bandiera-Moro presso il Governo provvisorio acciocché esponesse il bisogno di cosiffatta materia. Intanto il cannone e il mortaro dalla parte degl'imperiali e dalla fortezza tonarono senza interruzione. Quel luogo pareva trasportato sott’altra atmosfera, tanto erano le vampe, il fumo, la terra co’ sassi in aria