26 trastato, una speranza che nella bassa campagna sarebbero a grave stento riusciti i lavori di trincea, fecero che si accettasse la lotta. Arrogi l’opinione della soldatesca e del popolo, che quasi egualmente ignari delle arti di guerra, perciò che erasi speso, e vedendo il forte ben munito di cannoni, se Io stimavano imprendibile; e se mai alcuno si fosse posto a dimostrare che ogni fortezza è prendibile coll’arte attuale degli assedii, avrebbero gridato al tradimento, e male per lui. IX. L’argomento ch’io tratto in ¡specialità mi conduce ad accennare ai fatti più importanti che accaddero a Mar-ghera; e pertanto credo non inopportuno di farmi a tracciare in succinto la storia di questo forte, che segna di per sè una pagina di gloria militare nella storia degl’insorti italiani. Parecchi furono i comandanti del forte, e solo citerò i nomi di que’ pochi che si sono distinti, o sotto il comando dei quali accaddero i fatti. Il 22 marzo 4848, alle ore otto e mezza pomeridiane, il comandante la piazza di Mestre de Jony con pochi invalidi e con gente del paese, scambiati pochi colpi di fucile, s’impadroniva del forte, allora presidiato da due compagnie del reggimento Ivinshy, che furono fatte prigioni. Due altre compagnie, spedite da Venezia, furono con pari coraggio respinte. In premio il de Jony ottenne il comando del forte. 11 generale Rizzardi fu il primo a fare sul forte disarmato importanti lavori. Sotto il comando di lui, il 40 di agosto, un giorno dopo