giornata, e cessate ornai le offese del forte Rizzardi, del Cinque-Archi, e distrutto il cavaliere, si spinse nella notte colla trincea alla sommità della terza parallela. Con grande stento noi potemmo, nonostante il forte bombardamento, riparare in parte le lunette e i fortini staccati; cosicché, all’incominciare del 26, poterono durare per qualche ora. In appresso da quei cannoni, non ancora smontati, si ordinava una scarica, e quindi a precipizio si abbandonavano per non restar vittime di una quantità di proiettili su quei punti scagliati. E però il nemico ebbe a dire che noi adoperavamo cannoni da campagna, i quali dopo la scarica venivano ritirati. La mattina del 26 venne, aspettato ansiosamente, un forte carico di munizioni. Ahimè! una bomba vi cade dentro, e manda a fondo la barca! Nondimeno, non essendo molto profondo il sito dell’approdo, dei soldati della legione friulana si spogliano, alcuni entrando nell’acqua, ed altri si dispongono in lunga catena per passarsi di mano in mano i proiettili che ricuperavano. Ed ecco, anche la catena è rotta per la morte di alquanti di loro! Le casematte, credute fino allora a prova di bomba, non reggono da quel lato all’ urto delle enormi masse di ferro con tanta forza scagliate. Essendo la seconda cinta molto bassa, e tale che non dominava la prima, molta parte di quella era scoperta al nemico, e propriamente nei punti più deboli, dove si trovavano i pertugi delle fuciliere; altro difetto del forte. Una granata da ottanta entra, rompendo le feritoie,nella stanza del Genio, ove molti dormivano, e collo scoppio due