116 dacia, e li ricacciò dietro le loro trincee, ma distrusse le teste della zappa e buona porzione d una doppia barricata a gabbioni. Ciò fatto, fu rallentato il fuoco, e non seguitò a percuotere che in alcuni punti d’approccio. Ma sebbene molestati, i lavori d’assedio procedevano ancora. E affine di meglio conoscere codesti lavori, e di tenere gli assedianti in continuo allarme, nell«-) notte del giorno 6 (maggio) si fecero per due volte ardite osservazioni, e furono fatte per due compagnie, le quali tennero occupata, per buon tratto di tempo, l’ala sinistra del trinceramento nemico. Quivi noi non avemmo che soli due feriti, de’ quali, uno lievemente. Benché non appieno conosciuti, certo non lievi i danni agli Imperiali recati. Una bomba delle nostre andò a percuotere, e penetrò in un palazzo ridotto a caserma, ove diè morte a ventotto Croati. Secondo che noi sappiamo, le forze nemiche montavano a sedicimila uomini, cioè, diecimila in cordone, seimila in riserva. Il numero de’ cannoni, allora, in tutta la linea d’assedio giungeva a settantaquattro, il numero de’ mortai a quattordici. Paolucci (come s’è accennato) fino allora avea tenuto il comando del circondario. Ma per disagi e fatiche essendo male in salute, Ulloa gli succedette. E la guardia civica trasse quivi buon nome. Affine di formarne il contingente, il quale a ogni terzo giorno a Marghera veniva cambiato, solevasi invitarne un numero maggiore, affinchè si supplisse alle possibili man-