412 ultime voci sue furono: « Coraggio fratelli! » I nostri artiglieri cominciarono allora a fulminare il nemico, e in un quarto d’un’ ora furono tirati da più che cento colpi tra palle e bombe. Una bomba penetrò in una casa a Mestre, ridotta a caserma, e uccise o ferì o sconciò tutto un drappello ivi racchiuso. Una cannonata a mitraglia contro i racchettieri accostatisi, li fece ritirare e abbandonare la loro macchina, che i nostri tosto pigliarono. Gii altri colpi furono diretti contro lavori, che furono guasti in più punti. Il giorno 28 la milizia presidiante stava pronta a sostenere il bombardamento. Guglielmo Pepe, generale in capo, fecevi la rassegna. Veniva prima l’artiglieria marina, l’artiglieria terrestre,, l’artiglieria de’volontari veneti Bandiera e Moro, un distaccamento d’artiglieria civica, un distaccamento del Genio e degli zappatori del Genio. Appresso veniva la legione Galasco, i cacciatori del Sile, l’infanteria marina, un distaccamento di bersaglieri civici, porzione del treno, de’ pompieri e della cavalleria. Era nei sembianti di quella gente segnata la impazienza di dar novelle prove di valore e d’amore di patria. E però nel contegno delle milizie scorgevasi ch’egli era mestieri meglio freno, che sprone; tanto può negli animi il desiderio della libertà. Era il giorno 4 di maggio, e volgeva il meriggio; quando il tuono del cannone nemico mise l’allarme per tutta la fortezza. Nessuno sgomento prese gli animi de’ nostri. Corsero tutti, o meglio, portati dal desiderio di