69 zale rimpctto a San Giuliano, distante da quell’isola un duemila metri, portava da ultimo quattordici pezzi del più grosso calibro, tra’ quali due paixhans da ottanta, e sei mortai. Eravi inoltre una flottiglia composta di tra-baccoli armati, ch’erano stati richiamati dalla squadra, e di piroghe a remi portanti sulla prora una carronata. Questa flottiglia rispetto al Ponte si divideva in divisioni destra e sinistra. Finalmente s’erano costrutte nell’Ar-senale alcune zattere portanti dei mortai, al modo di quelle inventate dall’Emo, ultimo generale della Repubblica, pel bombardamento di Tunisi. Ma n’era differente l’oggetto, inquantochè qui le bombe dovevano essere slanciate sopra un ristretto estremo lembo di San Giuliano, e risentendo le zattere un poco di ondulazione, non perinetteano sempre esatte punterie. Inoltre la loro utilità principale essendo quella di poter esser poste in varii siti affine dì tirare di fianco, avendo nondimeno molta immersione, non si poteva condurle sopra bassi fondi. In appresso furono sostituiti ai mortai delle zattere alcuni leggeri cannoni, e ne fu grande l’utilità, perchè sul dinanzi portavano un parapetto di sughero, che difendeva gli artiglieri. Non è a dirsi con quanta agilità, destrezza e coraggio manovrasse sulle acque la nostra flottiglia, comandata dal maggiore Radaelli. Le piroghe s’avvicinavano di giorno al nemico a tiro di fucile, e lo mitragliavano tra gli archi rotti del Ponte, entro a cui s’appiattava. Di notte poi eseguivano arditissimi sbarchi. Nel frattempo che il nemico non aveva ancora batterie pronte da rispondere, cercava colpir le