80 XXIY. Quella notte, il giorno appresso — un altro giorno — ventidue giorni durarono il cannonamento e bombardamento di Venezia. — La storia della sua agonia è della penna di Dante. In quelle notti d’orrore, daccanto gl’inutili nostri cannoni, udendo fischiare sul nostro capo i proiettili nemici, volgevamo Io sguardo alla città, rischiarata in parte dalla sinistra luce di frequenti incendii, e non reggendo al pensiero de’nostri tetti violati, gridavamo in furore dai parapetti: « Qua, n qua, ferisci il petto nostro! Su noi le tue palle, non » sopra inermi vecchi e innocenti fanciulli! Desisti dal » barbaro gioco, e ti vergogna, che così non si vincel » Non hai tu là dentro tuoi degni alleati, il morbo che » semina stragi e la fame, che già per le vie più soli-» tarie s’aggira? » Il giorno 22 agosto Venezia cedeva. In quel giorno a stento trovavasi di che cibarsi; le munizioni erano al fondo; i medicinali grandemente difettavano.... il decreto del 2 aprile era soddisfatto. La guerra in ogni altra parte d’Italia era spenta; l’Ungheria an-ch’essa prima aveva ceduto. Venezia chiudeva così la guerra d’insurrezione in Europa, ma di tal modo, che la storia giudicherà sacrosanta la causa dei popoli, perchè il popolo aveva in essa incontrato eroicamente il martirio !