72 II - Nell’Albania Centrale Dal villaggio di Sevaster in avanti, sulla via per Pliocia, la vegetazione meridionale riprende la sua forza. Notansi grandi estensioni di Phlomis fruticosa in mezzo alle quali sorgono alcuni cespugli di Rhamnus injectoria var. pubescens, e, qua e là, esemplari di Althaea rosea e Centaurea salonitana. Ai Phlomis succedono praterie incolte di TrUolium e Andropogon. Le rovine pe-lasgiche di Pliocia costituiscono, col masso sul quale sono costruite, un’importante stazione. Vi notai VAlyssum (Vesicaria) microcarpum, un Sedurti gigantesco che non fu possibile avvicinare e la Scaligeria microcarpa. Le pareti del masso erano in alto ricoperte di Hedera Helix protette sul ciglio dai soliti alberi e dal Celtis australis. Da Pliocia l’occhio abbraccia verso Vaiza i contrafforti a S.O. del Cudesi macchiati di promettente mèsse e di sparsi, ristretti e giovani uliveti. Nel substrato argilloso fra Pliocia e Peta raccolsi la Scabiosa crenata var. hirsuta; del resto nulla incontrai degno di speciale ricordo. Nelle vicinanze di Mavrova vedemmo come coltivasi la vite, il cotone, il tabacco, il mais e il lino. Salendo a Mavrova la flora era specificata dalla Putoria calabrica comunissima: ai margini del sentiero erano in bottone copiosi esemplari di Centaurea Guicciardii. Il i° ed il 2 di luglio venivano dedicati ad un’escursione nel Muzakjà inferiore per studiare le colline di Pojani o dell’antica Apollonia e le vaste tenute del conte ungherese Keglevich nel territorio di Fracula. Giacché nel monte Cudesi aveva trovato la vegetazione molto ritardata, io prendeva da ciò l’opportunità di alternare le escursioni in montagna con quelle in pianura, allo scopo di farmi gradatamente un concetto completo del paese che richiamava la mia attenzione. D’altra parte i terreni alluvionali, e specialmente quelli inondati da acque salmastre, presentano al botanico un’interessante stazione sui generis che appunto comincia a donare i suoi preziosi tesori scientifici coi primi calori dell’estate. Il distretto di Fieri, che è dipendenza del Muzakjà di Berat, è compreso fra la destra della Vojussa e la sinistra del Semeni; qua e là coperto di paludi formate per lo straripare delle acque del Semeni nel suo corso sotto Fieri, ha, verso il mare, lagune che coprono parecchie migliaia di ettari di terreno e vanno a continuarsi alle altre non meno classiche di Vallona o di Arta. Valicato il colle di Topanà che domina da 124 m. d’altezza la sottostante Vallona, osservate nelle argille il Capparis sicula, V Eryngium creticum, VA sperula longiflora, la Cynara horrida e i due Brachypodium distachyon e ramosum, e lasciati a destra vigneti di una certa estensione, il sentiero si affonda entro le ondulate chine marnose della porzione più settentrionale della Lungara verso il versante della Suscitsa. Mirabili boschetti con Punica Granatum, Celtis e Quercus pubescens vanno di tratto in tratto a delimitare frutteti o vigne appartenenti ai notabili turchi di Vallona e sono le piccole perle del delizioso giardino semi selvaggio di Babitsa, quieto ciflik altrimenti