I - L’Albania 19 Il più grande ed interessante gruppo del romanesimo balcanico è quello conosciuto sotto la denominazione genericaTdi Farsaglioti, che abitano le regioni di Coritsa, Berat e Premeti nell’Epiro contestato dai Greci nell’Albania. Questi Farsaglioti, che sono diffusi anche in Macedonia ed in Tessaglia, hanno conservato intatto, attraverso le vicissitudini dei secoli, il carattere latino del loro idioma, dei loro costumi e dei loro vestimenti. Essi, in contrasto con gli altri gruppi consanguinei della Balcania, pronunciano la r estremamente forte, più che nella lingua francese, senza farla mai precedere dalla vocale a come è la regola dialettale. Per es. i Farsaglioti chiamano sè stessi Rrumàni (come i francesi pronunziano roumain) invece di Aromàni, e ciò per fissare più energicamente, che essi discendono dalla stirpe di Roma e che sono in perfetta concordanza con la leggenda popolare sopra ricordata, leggenda che è comune a tutti i Romeni del Pindo, deH’Olimpo e dell’Aspropotamo. Il nome di Farsaglioti deriva da Farsaglia, dove Cesare sbaragliò con i suoi legionari il suo avversario. Gli stessi Greci, quando vogliono insultare un Romeno balcanico gli danno l’appellativo di Bruzzo-valacco, mangiatore di tartarughe. Bruzzo-valacco significa naturalmente originario del Brutium. Invece, i Valacchi del Pindo sono passati definitivamente alla Grecia e non all’Albania, come essi imploravano. E la Grecia non si è arrestata al Pindo, ma ha invaso con la sua propaganda la stessa porzione dell’Epiro assegnata all’Albania, con Argirocastro e il resto dell’antico vilajet di Gianina e della parte occidentale di quello di Monastir che non ha preso la Serbia. Argirocastro rappresentava la città più vitale dell’Albania meridionale propriamente detta, dove era stata giustamente compresa per assicurarle la vitalità nella sua zona estrema verso la Grecia. Questa città avrebbe dovuto costituire un centro di attrazione della massima importanza per le disperse popolazioni albanesi verso i territori greci. Rammentiamo per quanto riguarda il distretto di Argirocastro che, mentre i giornali greci hanno fatto una campagna per sostenere, contro il vero, essere la sua popolazione in prevalenza greca, sino dal 1896 il Console generale italiano a Gianina, comm. Millelire, scriveva all’Ambasciatore a Costantinopoli che i bei e gli altri capi albanesi, a mezzo di un italo-albanese, certo Fanti, originario del distretto di Argirocastro, gli avevano dichiarato che tutti, senza distinzione, Musulmani e Cristiani, non si sarebbero uniti mai alla Grecia e che, piuttosto, avrebbero bruciato il paese e uccisi i loro figli. Io, che scrivo, conosco la fedeltà di questo documento perchè, viaggiando sovente in Epiro col comm. Millelire, sentivo ogni giorno quali fossero le aspirazioni e i sentimenti degli Albanesi del vilajet di Gianina in quel tempo. La Grecia, molto prima della seconda guerra balcanica, era riuscita a fare con l’aiuto della Chiesa, della scuola, di agenti di governo e di commercio e di linee di navigazione, una politica imperialista in tutto l’Epiro fino al Semeni, e al termine di quella guerra domandò che le venisse assegnata senz’altro tutta quella regione. Tramontata, in seguito alla vigorosa opposi-