II - Nell’Albania Centrale 85 nella sua stamberga, dove ci avrebbe poscia conciato per le feste, presentandoci il conto, la sinjonia, « con un sorriso grazioso e un mazzolino di basilico ». A proposito di Greci non dobbiamo dimenticare che qualche rara famiglia ha emigrato dalla vicina Chimara a Ducati. Al passo di Logarà è il confine fra Albanesi musulmani e greci. S’intende che qui diciamo greci nel senso religioso, poiché è assai difficile, se non impossibile, provare a quale delle due nazionalità, greca o albanese, appartengano i bravi Chimarioti. Per l’autorità turca essi sono semplicemente cristiani e perciò sono esenti dal servizio militare. Tenuti in conto di raja, come tutti gli altri cristiani dell’impero, non hanno potuto manifestarsi che in sollevazioni parziali, l’ultima delle quali è ancora viva per l’infelice tentativo di Licursi. Costretta dall’inazione, la popolazione cristiana conserva nel sangue lo spirito della vendetta e dell’odio come tarlo roditore; vive quindi apparentemente quieta, dedicandosi al commercio e all’agricoltura primitiva; ha le sue tradizioni, i suoi usi e costumi e le proprie canzoni, prive però del calore epico e guerriero di quelle albanesi. Ma in generale tanto gli Albanesi quanto i Greci di queste regioni vivono in uno stato sociale quasi preistorico, e chi ha studiato intimamente la loro vita pubblica e privata nel seno della famiglia o della comunità, o nell’insieme di molte tribù, ha trovato tramandati e per nulla modificati gli usi, le consuetudini e i costumi che vigevano negli antichissimi tempi. Da Ducati a Logarà noi tenemmo il sentiero segnato dapprima nelle arenarie, poi nei conglomerati e, quindi, nei calcari e, di nuovo, nel fondo sassoso dei fianchi inferiori dei monti che da S. Giorgio vanno al Kiore. Attraversiamo sempre macchie mediterranee prive di specie interessanti. A un’ora di cammino da Ducati la vegetazione meridionale va confondendosi con l’altra dei boschi montuosi in una foresta di eccezionale sviluppo con pini, abeti, Taxus e i primi accenni dell’estesa superficie di Buxus semper-virens notissima in Acroceraunia e Chimara. I ripidi dossi dei monti che ci sovrastano si trovano coperti fino alla sommità dall’abete e dal pino; lo stesso è dei versanti orientali dei monti Elias e Dreri negli opposti Caraburun. Alle nostre spalle i monti Barciatà e Skivovik, esplorati nell’escursione di ieri, mostrano la metà superiore nuda come noi la trovammo, e l’inferiore in prevalenza vestita di quercia coccifera. Sull’entrata delle foreste di Conifere trovai la nuova specie di Hypericum haplophylloid.es che osservai quindi per discreto tratto comune. Al di là delle rupi dello Scata ci fermammo ad un mulino fra le boscaglie, segnato nelle antiche edizioni della carta austriaca a 1 : 300.000 e omesso nelle recenti. Qui il Buxus sempervirens assumeva proporzioni inusitate e per tale motivo, che fa avidamente cercare il suo legno, il bossolo dell’Acroceraunia sarà col tempo destinato a scomparire. Alla freschissima sorgente di Logarà, in mezzo alle folte foreste di Conifere, fui colpito di trovare la quercia coccifera e il Crataegus hirsutior che mostrano la possibilità di resistere ad un ambiente diverso; ma ciò prova anche