138 III - Nell’Albania Centrale tnisia abrotanoides che coprivano larghi strati di terreno. Queste piante sono conosciute come proprie delle regioni subalpine. Sulla destra, sopra il fiume, notai, fra i Paliurus, il Buxus sempervirens e qualche individuo di Tilia alba. In certi tratti la carrozzabile era già rovinata e con essa la linea telegrafica: i pali erano andati a finire in fondo al fiume. Da Uremucohussos al castello di Gelall-beì, ove pensammo di recarci, s’impiega meno di mezz’ora. Le torri del castello si presentano fra le cornici delle rupi calcaree a sinistra. Si tratta di un fabbricato straordinario, che richiama subito l’attenzione del forestiero, come il padrone che lo abita, il quale, da vero discendente del suo grande antenato, Alì pascià, dicono che di questo abbia ereditata tutta l’intelligenza feroce. Noi ci presentammo a lui senza alcuna raccomandazione. Al castello si accede dopo una breve salita che mette in un piazzaletto discretamente selciato. Sulla porta d’entrata vigilano molte sentinelle armate di eccellenti fucili Martiny con cartucciere ricolme attorno alla vita; sono i fidi di Gelali, scelti fra il fior fiore de’ suoi più fieri shkipetari: gente che ha sulla coscienza omicidi ed assassini senza numero, ma che oramai ha giurato fedeltà al proprio capo e lo difenderà fino alla morte. Scendemmo da cavallo e attendemmo che il bei fosse avvertito del nostro arrivo. Dopo pochi minuti, eravamo introdotti alla sua presenza nel selamlik. Gelali vestiva in nero all’ultima moda, con stijelius e cravatta nera e il piccolo Jez rosso fiammante. Egli era ancora nel fiore dell’età fra i trenta e i trentacinque anni. Di statura media e tarchiata, aveva il naso aquilino, gli occhi penetranti e le labbra sottili. Non parlava che l’albanese e il turco. Ci accolse nel modo più gentile, interessandosi del nostro viaggio nei più minuti particolari e dimostrando compiacenza aperta di poterci dare ospitalità. Da quanto capii è ammiratore della nostra civiltà, anzi ha mandato un suo fratello più giovane a compiere a Parigi gli studi, volendo così avere nella sua casa anche il mezzo di parlare il francese. La conversazione cadde in seguito sopra molti argomenti intorno ai quali egli diede manifestamente il suo giudizio; egli è Turco, ma innanzi tutto Albanese e non per nulla è ritenuto uno dei migliori e più temuti capi della sua razza: l’origine, la condizione, la finezza dello spirito gli dànno del resto questo diritto. Da ultimo, fatto notevole, mi mise a parte delle sue apprensioni per la malattia della moglie, dopo di che si ritirò nell 'harem, mettendomi a disposizione alcuni servi e dandomi l’arrivederci per la cena. Così io attesi alle mie occupazioni fin verso il tramonto, quando uscii con Salì per vedere i dintorni. Dal castello di Gelall-bey, che sorge sugli ultimi sproni del Trebescina contro l’angolo formato dalla Vojussa e dal suo affluente di destra, la Deshnitsa, si domina il piccolo piano sottostante dell 'han di Clissura (di proprietà del bei) e quindi il vasto insieme delle alture che, a guisa di anfiteatro, si stendono a oriente e costituiscono il sistema orografico di Deshnitsa, ancora segnato in bianco nella carta austriaca, come gli altri di Dangli e di Tseria. Le montagne di Deshnitsa si presentano generalmente coperte di amplissimi dumeti nelle zone inferiori e di boschi di montagna nelle zone alte: i pochi campi sparsi qua e là