-252­ et questo io lo posso atestare havendoli havuti sotto l'ochia per esser stato presente. Restò il campo libero a maligni di lacerar la reputazione di diversi comandanti, mossi chi da passioni domestiche, et altri per dar nel umore ai suoi Padroni. Era corsa certa diferenza tra il Prencipe Amerigo con. Monsieur Grammonville, et con questa ocasione i partegiani di quello diedero e sindicar l'acion de quel Prencipe, temeraria~ mente et ingiustamente. Qualli per farli perder la riputacione furono primi motori di questa rota cosÌ grande. Tra i Colonelli fù il Bati, et il Colonello Andrea, quali regievano il corno si~ nistro primo con poco riguardo della loro reputacione a voltar faza, et darsi ad una vergognosa fuga, perchè disse il povero Prencipe, che ne voleva dar una piena informacione nell'Ecc.mo Senato di questi malli tratamenti per giustificar le acioni di se' medesimo, et anco quelle degli altri che havevano mancato al suo dovere, et perchè si avedevano di quanto dano era apor~ tar agli interessi de grandi con le sue informacioni a Venezia. Essendosi più volte espresso, et dichiarato di haver ricevuta molte sodisfacioni per l'evento infelice di questa acione pas~ sata cosÌ ville, e fradolenta in un convito fatoli da Supremi Comandanti mentre andava divisando la sua partenza per Ve~ nezia perdè la vitta in pochissimi giorni, intendami chi può, che mi intendo io (1). Si ritirorono le nostre milicie in Candia coprendo la fuga fatta con nome di ritirata, et io però fedelmente ho fatto il preJ sente raconto, essendomi acaduto sotto l'ochio, ritrovato es­sendo nel fatto proprio, con pericolo di lasciarvi la vitta, con. una partita di soldati e marinai della Nave Santissima Nonciata della quale havevo la direcione difendendosi a tutto nostro pOJ tere con morte di parecchi Turchi. Restorono con marca di poco valore il Tenente Col. ArJ seni da Corfù, il Colon. Baron Baroni, Cap. Antonio Picoli. (1) Il dubbio che espone l"Avogadro che il Principe d'Este sia stato avvelenata non è confermato dagli storici. AMY A. BERNARDY nella sua opera Venezia e il Turco nella seconda metà del secolo XVII, scrive che egli morì di malaria. Il Brusoni nell'opera già citata, Libro VII, pago 86: «consumato dalle infer­«mità contratte sotto il cielo di Levante terminò nel nore degli anni il corso di «sua vita •.