I2Ó III - Nell’Albania Centrale Lungo la spiaggia melmosa ci dirigemmo poscia verso l’altro gruppo di colline, nel versante orientale delle quali sta il villaggio di Svernetsi. Nei conglomerati e nelle argille che formano queste alture erano frequenti l'A sperula flaccida, il Teucrium Polium e il Brachypodìum ramosum. In breve fummo a Svernetsi, un altro povero e lurido villaggio che sorge a mezza costa guardando la Lungara inferiore, e non merita se non compassione colla sua gente clorotica e sofferente per la malaria che esala dalle lagune sottostanti, le quali, del resto, formano l’unico sostegno dei luoghi all’intorno per la pesca abbondante, che in esse si esercita attivissima e feconda. In uno dei nostri paesi queste lagune sarebbero di guadagno alla popolazione di un’intera città, mentre là è dir molto se le più saporite specie di pesci entrano in Vallona uno o due giorni la settimana a prezzi più che mediocri. Svernetsi non presentò nulla d’interessante ai miei occhi. La Datura Stra-monium, copiosissima nelle macerie delle casupole distrutte, stava per abbruciarsi, tanto l’afa di quel caldo mezzogiorno era opprimente. Dal villaggio scendemmo alla spiaggia a S.E. e venimmo a fare la siesta in mezzo’ad un piccolo uliveto nei pressi del quale è la chiesetta di Haghios Va-silios e non Haghios Athanasios come indica la Carta austriaca. Fuori della zona occupata dagli ulivi le sabbie si estendono per molto tratto. Qui è la località dello Zizyphus vulgaris var. lotoides, un frutice nano, alto 25-35 cm-. ramosissimo, coi rami rigidi, flessuosi e la corteccia purpurea che nell'abito somiglia moltissimo allo Z. Lotus. Ripartimmo alle 2 pom. con tempo sereno e vento maestrale che fece tosto discendere la temperatura a 25 centigradi, mantenendo il barometro a 765. Costeggiando il mare venimmo ad Arta, il più importante villaggio di questa regione, che vive, a differenza di Svernetsi, oltre che di pesca, anche delle sue saline. Vero o no il racconto che si fa delle origini di questi villaggi, è certo che anche la gente di Arta non ha i caratteri degli Albanesi puri, nè la gagliardia del portamento e l’intelligenza dell’occhio di questi ultimi. Vestono, tanto le donne quanto gli uomini, in modo speciale. Hanno press’a poco i costumi ma non il valore dei Greci di Chimara. Sono lavoratori. Il loro villaggio è per altro lurido quanto mai e le esalazioni che escono da quel gruppo di case e capanne di legno intonacate di calce, ridotte al duplice uso di abitazione e di stalla, ripiene di ogni sorta d’insetti parassiti, dalle zanzare più moleste alle cimici più avide di sangue, muovono a nausea lo stomaco meno sensibile. La più disgustosa e compassionevole impressione impadronisce l’osservatore: vista da Vallona, Arta si presenta nel modo più pittoresco e promettente, mentre in realtà non è che una pozzanghera di concime e di sterco, abitata. La temperatura che ad H. Vasilios era a 25 centigradi alle 2 pom., raggiungeva in Arta i 28 centigradi alle 4,30 pomeridiane collo stesso maestrale. E il villaggio è esposto da tutte le parti al mare e alle lagune, mentre Svernetsi non risente che l’influenza delle lagune! Da Arta arrivammo fin sotto Goritsa per raccogliere la Petrosimonia cras-sijolia. Di là retrocedemmo direttamente per Vallona. Sapemmo in arrivo che