6 I - L’Albania Albania può risalire a circa due millenni innanzi Cristo. Da questi indizi si può dedurre così la maggiore o minore influenza che ebbero le varie genti e le varie civiltà sul popolo albanese. Ma gli elementi del fondo ario-europeo dell’albanese, siano scarsi o numerosi, sono sempre anteriori agli elementi greci, slavi, romanici o altri. E però il nome che si dà all’albanese, di popolo ario-europeo (e, più specialmente, illirico) è giustificato. Gli ornamenti indigeni di origine antica mostrano le relazioni che esistettero fra gli Albanesi e i popoli alpini, italici e orientali. Le ciocie (opanke) rappresentano ancora oggi queste relazioni in rapporto alle calzature. Secondo alcuni, il vestito delle donne di certe tribù malissore mostrerebbe diretta-mente un’origine micenea, e dovrebbe ritenersi similmente di antica origine ellenico-orientale la sottana pieghettata della donna di parecchi villaggi dello Zadrima; ma d’altra parte la berretta nazionale albanese (ciullah in turco e ksul in albanese, ossia capsula in latino), più o meno della stessa forma dalla Malissia alla Toscheria, modificata tra gli Slavi, i Greci e i Valacchi, sembrerebbe essere stato il copricapo dei Daci, e così i pantaloni stretti dei Malissori (ciakcir) sembrerebbero formare il fondamento del vestito di tutti i popoli che si stendevano fra i Carpazi e l’Adriatico. Questa foggia di vestire non ha nulla da vedere con i pantaloni larghi degli Slavi, dei Germani e dei Celti, ma si ritrova bensì nell’Italia Meridionale (Calabria) ed anche in Sicilia. La fustanella (fistan) degli Albanesi toschi era comune in Grecia cinque secoli almeno prima di Cristo, e poiché la civiltà greca di quell’epoca ebbe splendore anche nelle città del bacino del lago di Scutari e quindi dello Zadrima, è possibile che la sottana pieghettata cui è sopra accennato sia un avanzo di quella civiltà. L’uso di portare il sacco dietro la schiena, proprio tra gli Albanesi montanari, richiama quello del sacco o zaino degli abitanti delle Alpi. E dalle Alpi meridionali è forse provenuta la dalmatica (dollam per gli uomini e geheng per le donne), la sopravveste lunga di lana bianca di Plinio e di altri scrittori antichi, la quale era in uso presso i Dalmati e passò fin da tempi remoti in eredità alla Chiesa di Roma: essa rimane anche oggi, alquanto modificata, presso tutte le popolazioni che dalla Dalmazia meridionale vanno al Danubio e allo Shcumbi, ed oltre che dagli Slavi è portata anche dai Mirditi e dalle confinanti tribù albanesi (i). Il geheng è portato soltanto dalle donne sposate. Da questi dati, che si potranno meglio studiare col tempo, si arriva a provare che il vestito nazionale degli Albanesi ha preso anche quanto ha potuto e creduto dai popoli vicini, ma mostra una derivazione che proviene dalla fusione del vestito dacico-celtico-alpino con fondamento preellenico. (i) I ricami di cui sono ornate queste vesti hanno un’origine bizantina e sono verosimilmente di importazione dei monaci Benedettini che venivano daH’Oriente e prediligevano questi fregi per gli arredi sacri. Oltre i ricami, molti abbigliamenti di origine bizantina sono comuni all’Albania e a paesi confinanti. Cito, p. es., le pantofole (kepüz per gli uomini e pashmang per le donne) in pelle o in stoffa di Scutari che sono simili a quelle usate nel Friuli e in altre parti del Veneto e della Dalmazia.