36 II - Nell’Albania Centrale escursione. Molti fecero vita comune con noi; altri restarono, finché vinti dai disagi e dalla svogliatezza, mal reggendo alla disciplina e poco o punto temendo dei superiori, preferivano fuggire o vivere nei villaggi delle vallate o farsi credere ammalati, quando prevedevano esplorazioni di gruppi montuosi elevati, dove necessariamente avrebbero dovuto faticare parecchi giorni. In generale il gendarme albanese, figlio dei patri costumi, poco si addice all’ufficio di scorta, ma d’altra parte senza di esso è impossibile di percorrere il suo paese come desidera il naturalista. Per tutto il resto io condussi la medesima vita che in Montenegro (i). * * * Ma rifacciamoci al principio. La mattina del 5 giugno partivo da Bologna per Brindisi. Alla mezzanotte del 6 il piroscafo Principe Amedeo della «Navigazione Generale Italiana » levava l’àncora in rotta per Corfù, dove approdammo in perfetto orario dopo undici ore con la visuale a sinistra del tetro e dirupato paesaggio dei monti Chimara od Acrocerauni, monti bianchi, orridi, elevati, che Barbey (2) indica vergini ai botanici; e a destra la cerchia degli isolotti greci di Fano (Othoni), Merlerà (Ericusa) e Samothraki (Ma-thraki) di cui tuttora non conosciamo la flora. Navighiamo in un mare nel quale, al di là delle acque d’Italia, lottano due civiltà e due religioni, la turca e la greca. Fino a tutto il 1893 chi dall’Italia si recava in Albania per la via di Corfù poteva profittare dei soli battelli del « Lloyd austriaco », che fanno il servizio dalmato-albanese fra Trieste e il golfo di Ambracia e chi sbarcava nel primo porto ellenico dal postale italiano di Brindisi doveva necessariamente aspettare qualche giorno la coincidenza per l’Albania. Questo contrattempo mi diede modo di rivedere Corfù e i suoi dintorni. L’egregio mio amico signor R. Haimpel concertò per l’indomani una gita all’antica fortezza veneta di Paleocastrizza, allora ridotta a convento. In tre ore la gentilissima signora Haimpel ci fece percorrere sul comodo carrozzino le diciotto miglia inglesi che separano Paleocastrizza dalla città di Corfù: la stupenda strada traversa l’isola da E, ad O., passando al di sotto del villaggio di Scriperò, sempre in un continuo succedersi di panorami emozionanti. Nel 1888 e nel 1889 io aveva esplorato quasi tutta l’isola dal monte Pantocrator o S. Salvatore (911 m.) a quello di Haghios Mathias; ma finora la località di Paleocastrizza, così desiderata dai forestieri che visitano Corfù, era sempre sfuggita ai miei itinerari. Di sera verso il calar del sole, come (1) A. Baldacci: Nel Montenegro. Cenni ed appunti intorno alla Flora di questo paese. Genova, Malpighia, 1890-91. Idem: Altre notizie intorno alla Flora del Montenegro. Genova, Malpighia, 1892-93. (2) C. W. Barbey: Herborisation au Levant, pag. 104. Lausanne, Bridel, 1882,