II - Nell’Albania Centrale 95 * * * Dopo l’esplorazione delle montagne di Griva e del Cepin io non voleva ritardare di più a partire pel Tomor; ma in Turchia è troppo raro il caso che permetta di contare sulle proprie deliberazioni, tutto dovendo dipendere dalle abitudini, dagli avvenimenti locali e dal caso. I paesi del sangiaccato di Berat furono ab antiquo teatro del più crudele brigantaggio esercitato dagli abitanti di quei villaggi montuosi, specialmente sulle strade principali che portano a Vallona per Signa, e in Macedonia per il mudiriet del Tomor. Dai cocuzzoli dei loro monti i numerosi malviventi mettevano vedette in osservazione che segnalavano l’arrivo di carovane, accaparrandosi così il tempo di preparare imboscate e agguati per spogliare i disgraziati che loro capitavano fra le mani, o farne strage quando incontravano resistenza. La loro audacia si spingeva fino al punto di fermare i corrieri dell’autorità e attaccare la stessa cittadella di Berat, di dove gli abitanti furono più volte obbligati a scacciarli colle armi, dopo strenua difesa. Villaggi distrutti coll’incendio, dopo aver decapitato od impiccato o fucilato quanti li popolavano, attestano che il Governo cercava di reprimere il delittuoso disordine cogli stessi mezzi adoperati dai malviventi, ma intanto occorse lungo tempo di fiera lotta per stabilire la sicurezza nelle strade frequentate dalle carovane. Gli stessi uomini di media età ricordano tale stato di cose, ed io pure ho sentito ripetere il fatto menzionato da Boué (i) che sulla mulattiera fra Berat e Gianina, tre mesi prima del passaggio di questo insigne viaggiatore, venne ucciso un inviato del vice-console inglese a Novi-Bazar. Gli odierni Albanesi di quei distretti hanno dovuto forzatamente modificarsi; però il loro spirito irrequieto e bramoso di sangue e di spedizioni audaci si risveglia più spesso di quanto si crede e proprio in quel torno, quando io desiderava di partire sul finire di luglio, numerosi assassini, avvenuti a poca distanza da Berat e confermati da notizie private, imposero all’autorità di non assistermi nel mio divisamento sotto la sua responsabilità. Era dunque indispensabile attendere il ripristinamento dell’ordine. Così essendo le cose, stabilimmo, Bosio ed io, di passare una giornata in campagna, ed il i° agosto venne destinato alla gita al villaggio di Mi-lona a S.E. di Vallona nei contrafforti della Lungara e a breve tratto dalla sinistra della Suscitsa. La gita, è superfluo aggiungerlo, non poteva avere scopo essenzialmente botanico, condotta, com’era, in stagione troppo avanzata e in località perfettamente mediterranea. Nei grandi banchi di marne che si attraversano fra la Ciafa Cociut e il cocuzzolo di Cubi, seguendo uno dei tanti sentieri che portano alla Suscitsa per Kisbarda, la Cynara horrida in via di disseccazione si presentava come un arbusto elegantissimo e il Thymus capitatus olezzava per intenso aroma. L’azzurro Eryngium creticum cercava i) BouÉ: l. c. II, pag. 154.