II - Nell’Albania Centrale 53 strato argilloso, inalzandosi a circa mezzo metro dal suolo. Anche gli antichi scrittori sopra citati menzionano nelle loro opere siffatti vulcani, alcuni dei quali, a detta dei paesani, si estinguono per un periodo più o meno lungo di tempo, dopo di che riprendono l’energia di prima. Seppi dai miei egregi compagni che nei territori di Selenitsa e Romzi esistono depositi di petrolio i quali, del resto, vennero pure con moltissima cura illustrati dal Coquand: la tarda ora che stava per dar termine alla nostra escursione non mi permise di osservare il petrolio allo stato naturale. Nelle vicinanze del vulcano suddetto, che probabilmente era in attività ai tempi greco-romani, rinvengonsi gli avanzi di un tempio dell’epoca greca, della qual cosa mi assicurarono i miei compagni, specialmente il signor Makris, il quale scoprì una grande lapide con un bassorilievo rappresentante un guerriero in atto di fare il voto, e sotto un’iscrizione greca. La regione mediterranea caratterizza interamente il piccolo gruppo del Malji Treblovs delimitato a sud dal corso del torrente Viaina, a nord dal braccio della Vojussa, dal punto ove termina la sua grande ansa di Toskeri alle foci della Suscitsa, a ponente dal corso di questo fiume fin sotto Piscupi, ad oriente dal gomito della Vojussa fra Cudesi e Cula: questo paese ebbe grande importanza nell’antichità classica greca e romana, come attestano le numerose rovine sparse per ogni dove. Questo territorio che conosciamo ora soltanto in parte nei fianchi N. E. del Malji Treblovs, fra Armeni, Selenitsa, Romzi e Carbunara, comprende diverse e buone stazioni botaniche, che peraltro, a causa della stagione avanzata, offrivano assai ridotta la loro flora. Già a ponente di Armeni trovammo le argille bluastre qua e colà frequentemente inondate: col Paliurus australis notammo il Vitex Agnus castus e la Pulicaria vulgaris var. graeca, due piante che se non hanno il substrato argilloso umidissimo, o tale già stato, non possono vivere. Nelle pozzanghere d’acqua con lo Scirpus lacustris era frequente 1 ’ Helosciadum nodiflorum. La regione superiore delle colline fino al vertice del Malji Treblovs a 440 m. circa dal mare è occupata da arenarie e da puddinghe che sviluppano fittissimi ed estesi dumeti. Ai loro margini inferiori, verso il limite delle argille biancastre, i dumeti scompaiono: restano sparsi Cistus, Anthyllis Hermanniae, Dorycnium, Teucrium Polium. Nei grandi banchi di sabbia lavorata intorno alle miniere vegetava il Melilotus neapolitana, la Psoralea bituminosa e YOnonis viscosa var. breviflora. Nella sottostante valle della Vojussa, sul versante che guarda Malacastra, alternavansi le stazioni paludose, sabbiose, argillose. Qui i filoni di bitume liquido non accennano però a designare alcuna stazione botanica speciale. Nei dumeti circostanti a Selenitsa il pero selvatico (Pirus amygdalijormis) è molto abbondante. Quasi tutti gli esemplari vennero innestati e coltivati dal Makris. I piccoli spazi di terreno dissodati per questa coltivazione erano spesso abitati dai Trijolium tenuijolium e T. subterraneum. Nei punti umidi vidi per la prima volta in Levante il Sedum Cepaea. Il Galium silvaticum var. Matteji prediligeva similmente il substrato umido presso il bitume.