II - Nell’Albania Centrale 39 samente con scopo politico, come si compiacquero di ritenermi le autorità di Vallona, mi diedero agio di occuparmi di questa città. Innanzi tutto, qual’è l’etimologia del nome Vallona? (i) Tre sono i pareri. Gli uni credono che esso debba derivare da Apollonia, l’antica e fiorente città tra la Vojussa e il Semeni, ridotta oggi al villaggio e monastero di Pojani; gli altri là traggono da Avlon, della quale restano pochi e irriconoscibili ruderi a breve distanza da Vallona moderna. I terzi opinano (ma in questo caso non saprei proprio con quale fondamento), che provenga dal nome italiano della quercia vallonea di cui sono coperti i fianchi montuosi della Lun-gara e dei Caraburun. Io penso che l’ultima sia da escludere; ma è difficile, in ogni modo, provare chi abbia ragione. Comunque, a mio modo di vedere, è meglio scrivere in italiano Vallona che non Valona. Sovente accade che chi parla della costa orientale dell’Adriatico non faccia cenno di Vallona. Eppure l’ampia sua rada, la posizione che occupa, la cerchia dei colli e dei monti che a guisa d’anfiteatro la cingono dal nord, dall’est e dal mezzogiorno, farebbero di Vallona un punto politico e commerciale di primo ordine. La rada tutta, unitamente al resto delle coste albanesi, fu' anche di recente scandagliata da una Commissione della marina militare austriaca. Da diversi anni una carta marittima di valore indiscutibile per l’esattezza, la quantità e la nitidezza generale dei dati fu pubblicata dall’Ufficio idrografico dell’impero: questa carta è stata ultimamente riveduta e se ne aspetta la seconda edizione che per vari motivi potrebbe tardare ad uscire. Estendesi la rada di Vallona dal capo Treporti a N. lungo una spiaggia arenosa, paludosa e accidentata, che rappresenta la parte più meridionale della caratteristica maremma albanese e segue così fino alle rupi di Crionerò e Radima, per ritornare sabbiosa e paludosa da sotto Izvor S. Giorgio nel territorio di Ducati e nel suo tratto più interno. Questa lunga costa è protetta a ponente dalla sottile e lunga penisoletta dei Caraburun, ossia dalla catena montuosa, arida e abbandonata che termina al capo Linguetta. La bocca di tutta la rada, dal capo suddetto a quello di Treporti, è guardata dallo scoglio di Saseno (2), gigantesco mostro marino della più alta importanza strategica. Ciò non di meno quest’ampia e bella rada, accessibile ai bastimenti di maggiore portata, non venne mai presa in considerazione dal Governo ottomano; neppure un forte la difende dal capo Treporti a quello di Linguetta, o dallo scoglio di Saseno, contro un’armata invadente, la quale senza difficoltà potrebbe sbarcare un esercito capace di intraprendere una marcia vittoriosa verso oriente per due grandi direttrici, per la valle della Vojussa e per il passo insidioso (1) Vljorain albanese-tosco; Vliona in albanese-ghego; Avlonia in turco; Avlon in greco. ■ (2) A. Baldacci: Un’escursione botanica allo scoglio di Saseno. Firenze, Boll. d. Soc. bot. it., 1893, pag. 80.