I - L’Albania 9 isole mediterranee. L’ospitalità fra gli Albanesi è un dovere consuetudinario dal quale nessuno oserebbe derogare. Quando un Albanese, per qualunque ragione, ricorre alla casa di un altro, egli viene accettato come se fosse membro della famiglia e diviene mik, amico, ossia si trova sotto la protezione di quella famiglia e ciò sempre secondo il kanun Ducaginit. L’uso dell’ospitalità è mantenuto anche dalla mancanza di alberghi e di ricoveri nelle montagne e dalle difficili condizioni nelle quali spesso versa il paese per la disorganizzazione sociale delle tribù. L’ospitalità si spinge fino all’esagerazione; lo stesso assassino, se capitasse, come a volte è avvenuto, nella casa dell’ucciso, vi trova assistenza e tregua. Verso lo straniero il sentimento dell’ospitalità è molto diverso. Sebbene cordiale, esso porta con sè una consuetudine piuttosto incomoda per la distribuzione di danaro che la famiglia attende dall’ospite, e ciò nella persuasione infantile dell’Albanese che lo straniero debba essere sempre di posizione molto elevata e ricca. Presso i Toschi musulmani il sentimento dell’ospitalità resiste vivo e puro anche verso lo straniero. La vendetta è purtroppo sempre in fiore, specialmente nel nord. Questa barbarie scomparirà soltanto quando il governo sarà forte presso ogni tribù. E con la vendetta finirà anche allora l’altro uso feroce degli uomini di graffiarsi a sangue le tempia e il corpo nelle cerimonie funebri (giama, dal latino gemere), sebbene questo uso sia già in decadenza, fuorché in Sciala e nei Ducagini, per l’intervento della Chiesa (i) e va scomparendo nella Toscheria. Il lavaggio ai piedi deve considerarsi come una costumanza igienica di antica origine orientale. Anche la tosatura dei capelli deve considerarsi sotto l’aspetto igienico di origine orientale. Pure antico è l’uso, così generalmente diffuso tra gli Albanesi e i popoli vicini, di soffiarsi il naso con le dita. Esso è rimasto, mentre nell’Europa occidentale, dopo il xvm secolo, cominciò a venire di moda il fazzoletto. Il folklore albanese è ricchissimo, ma ancora completamente inesplorato. Il canto del mattino e del meriggio, del vespro e della notte, quello delle messi, del lamento e della preghiera sono in Albania di uso come in Grecia, come in Calabria. Nel Nord-Albanese sono comuni la leggenda di Polifemo dell’antica Grecia, le favole del diavolo, del drago e dei serpenti che chiudono la strada dei montagnoli e di altri enormi animali fantastici che escono dalle acque; ma in generale le favole e le leggende degli Albanesi sono brevi e a tinte semplici come la loro natura primitiva : certo, il più delle volte, come io ho udito, hanno per fondamento animali mostruosi. È ancora in uso di mettere sulla bocca del morto una piccola moneta, perchè il popolo pensa che si debba pa- (i) La cerimonia si compie con maggiore voluttà barbarica quanto più è stato valoroso e grande il defunto. Allora il sangue deve correre per tutto il corpo dalle tempia sino ai piedi e perchè abbia effetto, oltre che alle unghie appuntite per l’occasione, si ricorre anche a pezzi di latta.