II - Nell’Albania Centrale 69 coltivava la vite, il cotone, il tabacco, il mai9 e il lino; i piccoli frutteti non erano modelli, ma risentivano delle molte cure loro prodigate; le ajuole ad ortaggi presso la casetta erano buona promessa per l’avvenire di quelle proprietà. Il bei mi parlava con conoscenza ed alta simpatia dell’Italia, dove desiderava di venire per imparare nuovi metodi e colture e portare nel suo paese alcune famiglie di agricoltori nostri che, secondo la sua buona ambizione, dovevano dare l’iniziativa allo sviluppo dell’agricoltura albanese. Caro bei, ma non sai tu quanti ostacoli troverai per effettuare le tue nobili vedute e non senti l’odore dell’esilio nel lontanò Jemen ? Il gentile amico di Salì ed ammiratore dell’Italia, dopo il pranzo al quale presi pochissima parte, ci accompagnò a Ma-vrova per presentarci ai suoi parenti. Mavrova è villaggio situato sul cocuzzolo dello stesso nome, sulla destra della Suscitsa. Quant’era splendida creatura a Mavrova una giovane albanese musulmana che riempiva le grandi anfore alla fontana! Discendemmo nel fiume che guadammo sotto una pioggerella d’autunno e, trottando, infilammo la nuovissima strada carrozzabile che condurrà a Tepeleni quando piacerà ad Allah. Questa strada non è da confondersi con l’altra incontrata il 26 presso Vallona e già interamente abbandonata; la nuovissima era veramente tale, ma in allora, il 28 giugno 1892, dopo un solo inverno di prova, si trovava già impraticabile ai carri albanesi. Passammo in fretta pel villaggio di Kisbarda; ammirammo sulla sinistra la rovinata mole del castello di Canina e verso il tramonto giungemmo a Vallona. I risultati botanici ottenuti da questa prima escursione nelle montagne albanesi mi provvidero il materiale per conoscere la flora delle stazioni elevate della regione, e mi offrirono valido mezzo per lo studio geográfico comparativo fra la vegetazione greca e quella irradiante dai monti albano-ma-cedoni-montenegrini, che nella geografia botanica della penisola slavo-ellenica ha un valore di estrema importanza. Di questo argomento tratterò più innanzi, quando avremo più ampia conoscenza dei principali sistemi orografici dell’Albania centrale. Ora, per andare di pari passo col viaggio compiuto, ricordo gli appunti botanici presi nell’escursione del Cudesi. Primo giorno. Da Vallona alla Suscitsa che guadammo a circa un’ora più a sud del giorno 16 giugno, la vegetazione è identica a quella già notata in via per Armeni. Gli oliveti vanno a terminare, diminuendo d’importanza e d’estensione, immediatamente dopo Ciafa Cociut; da questo punto tendono a mezzodì lungo la linea Kisbarda-Drasciovitsa. Dove l’olivo non potè resistere per la natura del terreno argilloso e per la negligenza dell’uomo, sorgono piccoli vigneti che dànno il vino di Vallona, rosso, profumato, saporito e denso. Indi vengono praterie e qualche isola coltivata a cereale. I banchi a ciottoli conglomerati hanno Centaurea salonitana e Thymus capitatus. Sulle sponde della Suscitsa abbondanti salici coll’alto Erianthus Ravennae indicano la stazione delle arene fluviatili generalmente prive di endemismi. Le colline di Piscupi, al di là del fiume e dei platani, sono vestite di quei dumeti che si attraversano per entrare nella valletta del Viaina e risultano costituiti da Carpinus