20 I - L’Albania zione dell’Italia e dell’Austria, la tesi prima sostenuta dagli alleati, cioè quella della spartizione pura e semplice dell'Albania, la Grecia consentì a diminuire le proprie pretese, rinunciando al possesso della baja di Vallona, ma non dello scoglio di Saseno (che essa ha sempre sostenuto, contro ogni diritto e contro ogni fondamento geografico, essere una pertinenza delle isole Joniche), e chiedendo che il confine greco-albanese partisse dalla costa adriatica a circa 15 km. al sud della baja stessa, per raggiungere in direzione nord-est il lago di Ocrida e innestarsi colà col confine serbo. L’Italia e l’Austria da una parte e la Grecia dall’altra convennero finalmente, scartato il confine a Parga e poscia al Calamas, che la nuova frontiera venisse a terminare alla punta di Stilo. Giustamente le due potenze adriatiche rifiutarono di fare ulteriori cessioni, anche perchè fortemente interessate tutt’e due alla ricostituzione di uno Stato albanese indipendente, sufficientemente forte e vitale, e perchè volevano che il canale di Corfù, il quale ha una notevole importanza strategica, non cadesse per intero nelle mani della Grecia, diventata una potenza talassocratica non trascurabile. È noto quale lavorìo d’intrigo compisse poi la Grecia per ostacolare il tracciato del confine meridionale dell’Albania e togliere al nuovo Stato molte delle sue regioni più fertili e più popolose (senza le quali esso non può vivere), violando manifestamente il principio di nazionalità del popolo albanese. Il paese sul quale la Grecia ha vólto la sua bramosia può dimostrare alla scienza e alla diplomazia, sulla base del principio di nazionalità, che la Grecia non ha diritto alcuno da far valere. Noi non manchiamo di riguardo alla Grecia, dicendo che non ha risparmiato alcun mezzo per tentare di snazionalizzare per i suoi fini megalomani l’Epiro settentrionale e centrale, come prima aveva fatto dell'Epiro meridionale. Uno studioso della questione epirota ha scritto recentemente: « È un fatto indiscutibile che nell’Albania meridionale si va svolgendo da molti anni un’opera assidua e tenace di assimilazione e di snazionalizzazione delle popolazioni albanesi da parte dei Greci. La Grecia, mediante le abbondanti donazioni dei ricchi Elleni dispersi pel mondo, ha potuto seminare fittamente l’Albania meridionale di scuole e di chiese proprie, e, valendosi anche del fatto che molti Albanesi meridionali seguono la religione greco-ortodossa, ha potuto ottenere dei risultati molto notevoli. Dove non sono bastate le scuole, le chiese e il denaro, sono entrate in scena le bande greche ad esercitare atti di prepotenza e di brigantaggio a danno delle popolazioni albanesi che non volevano abbandonare la lingua, i costumi, le aspirazioni nazionali. La lotta di nazionalità si è combattuta non di rado nell’Albania meridionale a traverso molti anni da parte dei Greci con i metodi brutali solitamente usati dai Greci stessi, dai Bulgari e dai Serbi nella regione macedone ». Il popolo albanese tosto abbandonato a sè, senza scuole, senza chiese proprie, senza aiuti materiali nè morali adatti a controbilanciare il lavoro segreto e palese di tutte le propagande che lo hanno dilaniato, si è trovato debole di fronte alla propaganda panellenica. Il governo turco mandava i Toschi a reprimere le rivoluzioni