124 III - Nell’Albania Centrale Bekist, sotto il quale, sul ciglio di un bosco a quercie e carpino duinense, stabilimmo una piccola sosta. Mettemmo al pascolo i cavalli e noi in breve prendemmo riposo, dopo aver raccomandato ad alcuni giovani pastori che pascolavano intorno, di guardare le nostre cose. La sorpresa di Salì fu naturalmente molta quando, nel preparare i cavalli, si accorse che mancavano il basto, il freno e le staffe del mio, ciò significando un furto commesso dai pastori a cui ci eravamo affidati e che frattanto erano scomparsi. Un furto di questo genere fatto sotto gli occhi, per quanto addormentati di due gendarmi, valeva un po’ di curiosità, la quale si andò accrescendo, tostochè gli esecutori della legge si diedero a dimostrarmi la loro capacità nel cercare e punire i colpevoli. Assodato che il furto era stato commesso, non perdettero tempo a scovare nei boschi uno dei pastori che mi portarono legato. All’ingiunzione fattagli di restituire la refurtiva il malcapitato protestò, s’intende, di non saper nulla di nulla, ma quattro o cinque sferzate ben collocate valsero a fargli cambiare idea e confessare che gli oggetti erano stati rubati da’ suoi compagni fuggiti al villaggio, ove noi pure salimmo ed ove i gendarmi chiamarono i capi a raccolta reclamando pronta riparazione. Tempo sprecato! Commedia internazionale: anche in Turchia il ladro non vuol essere ladro e giura sulla sua coscienza! Al baccano che si andava facendo accorse un altro dei pastori incolpati, il quale, come il primo, fece le più alte meraviglie che si fosse potuto dubitare della sua onestà, ma anche a lui, accusato dal compagno, i gendarmi fecero in men che si dice cambiare opinione, assestandogli lo stesso numero di sferzate toccate al primo. Si videro allora i due incolparsi a vicenda, ma la conclusione, del resto prevedibile, diede il risultato che l’accordo fu mirabile nel tener segreto il posto ove gli oggetti erano stati nascosti. I due zaptié legarono insieme i due ladri e li cacciarono innanzi a spintoni e sferzate, avendo stabilito di portarli nelle carceri di Vallona. Venimmo alla Sucsitsa, ma qui credetti bene di intervenire a favore dei due disgraziati e li perdonai. Mentre uno dei gendarmi li slegava, l’altro sferzava. Appena quei due poveri diavoli si sentirono liberi da quelle strette, fuggirono urlando come pazzi. Da Bekist alla Suscitsa si scende entro la valle relativamente profonda del rio Trubl (Slap di talune Carte), parallelo ed analogo alla Viaina, per quanto di questa molto più ripido. I dumeti sono ricchi di Populus tremula e di Cercis Siliquastrum. Guadammo la Suscitsa nella località dove il famoso ponte veduto nel 1892 era sempre in costruzione, e di sera facemmo il nostro solenne ingresso in Vallona, come i pifferi di montagna. In questa gita la pianta più rara raccolta fu YOnobrychis laconica. * * * Coll’alba del 29 giugno io e Salì partivamo come due congiurati per le peschiere di Vallona nelle lagune dello stesso nome: il mio scopo era di studiare il gruppetto di colline quaternarie le quali dal capo Treporti scendono grada-