Ili - Nell’Albania Centrale 137 è una strada che deve essere quanto mai importante in primavera a causa delle molteplici e differenti stazioni vegetali che s’incontrano. Fino al gran villaggio di Dragoti (1 ora), i dumeti, i prati e i pochi campi non offrono però d’estate nulla di particolare. A qualche centinaio di metri sulla nostra destra scorre la Vojussa nel suo ampio letto: sopra si elevano i ripidi monti di Lecni e Pestani, conosciuti anche col nome di Golits, che sembrano invero dover essere più alti dei 1080 metri dati dalla Carta austriaca. A Dragoti, lungo la via, è notevole un grandioso e barocco caseggiato che per gli indigeni può anche valere quanto un castello sui generis: era di Alì pascià. Dopo un altro tratto di un’ora circa, la strada imbocca l’imponente gola detta di Clissura. Sulla nostra sinistra abbiamo quasi a picco i fianchi del Trebescina e sulla destra si sprofondano nel fiume i dossi dei monti dello Zagoria: ecco l’impareggiabile chiusa che pochi uomini potrebbero guardare contro reggimenti interi. Il colore tetro di questi picchi e l’angustia della valle entro la quale come in una voragine rumoreggia il fiume spandendo l’eco intorno, impressionano vivamente e perciò si entra nella chiusa con l’intenso desiderio di raggiungere d’un tratto il punto culminante della sua grandiosa imponenza per essere ivi come sorpresi dall’ignoto e ammirare il quadro misterioso che si aprirà agli occhi. In queste rupi è notevole la presenza della Silene linijolia var. glandulosa, del Jasminum Jruticans, della Campanula pyramidalis, Moltkia petraea ed Euphorbia dendroides. Ai margini della via la Crup ina Crupinastrum e 1 ’ Heliotropium supinum. I dumeti hanno Juniperus Oxycedrus, Quercus Grisebachii e Q. coccijera. Dal principio della gola in avanti le pareti a conglomerati del letto del fiume sono a precipizio, frastagliatissime e ricche di spelonche; in queste rocce ha dominio una vegetazione rigogliosa, ma impossibile ad avvicinarsi e nella quale a malapena si distinguono le grandi foglie di un Petasites e l’Athamantha macedonica. Platani e Populus tremula sono frequenti nei piccoli spazi poco o punto rocciosi; i primi coprono anzi da soli le limitate insenature arenose. Facemmo sosta ad Uremucohussos. Un ponte in pietra sulla Vojussa mette in comunicazione i villaggi dello Zagoria con Tepeleni e Clissura. Abbondanti sorgenti sgorgano all’altezza del ponte dai monti di Brezani, sulla destra del fiume. I villaggi Zagoria sono greco-ortodossi e bilingui, parlano cioè l’albanese e il greco, ma io penso che etnograficamente debbano intendersi come albanesi puri. Le donne di questi monti sono splendidi tipi di beltà nella loro giovinezza e noi avemmo agio di ammirarne molti gruppi durante la fermata di Uremucohussos. Ma, benché belle, i loro uomini non sono per questo da meno degli altri Albanesi e si servono delle loro mogli e sorelle come di tante bestie da soma, così che, a malgrado della robustezza loro propria, a venticinque anni sono già mature. All’1,45 pom. riprendemmo il cammino. La stazione botanica dei sassi mobili è propria della base dei ripidi monti che delimitano il margine sinistro della strada; quantunque ci trovassimo in pieno dominio mediterraneo, era qui notevole la presenza comunissima della Drypis spinosa (D. Linnaeana) e Arte-