II - Nell’Albania Centrale 63 care le piante, di un paio di vascoli di capacità molto maggiore deH’ordinario, di bisaccie con le più indispensabili provviste, raggiungono di buon passo la sommità della Ciafa Cociut da cui appare imponente l’immenso e confuso sistema orografico di quest’Albania centrale, o Sud-Albanien delle carte austriache e tedesche, ove, per chi viene da Vallona, il monte Cudesi si presenta di faccia coll’amplissima schiena ripida ed erbosa, incisa da miriadi di solchi profondi, destinati a raccogliere le acque impetuose che poi dilagano nel piano sottostante. Poco oltre la Ciafa Cociut e poco a mezzogiorno del sentiero tenuto nella escursione di Selenitsa, lasciammo la cosiddetta strada governativa di Tepeleni per la semplice causa che, costruita fedelmente alla moda turca, fa un lungo ed inutile giro costeggiando colline che non c’interessano, e in secondo luogo perchè, abbandonata da tempo a sè stessa, non avrebbero potuto seguirla i cavalli, tanta è la ricchezza di fitte e spinosissime Carduacee che sono venute ad abitarla. Io dovetti così togliermi la curiosità di vedere, per la prima volta, come viene speso il denaro del popolo che paga forti tributi annuali pei diritti stradali, sotto i quali si nasconde la magra ed ipocrita scusa di cavar sangue a chi poco o punto ne ha, per ingrassare in cambio la caterva di alti impiegati che sono l’unica cagione dei dolorosi strazi in cui versa l'impero turco. Durissime però saranno le conseguenze per l’impero ottomano quando la fedeltà musulmana di questa fiera gente sarà stanca di servire un padrone che a promesse aggiunge promesse di benessere e di riforme, senza mai mantenere una parola. Invece della strada discendemmo le chine che dolcemente vanno a bagnarsi nella Suscitsa il cui letto ha qui cambiato fortemente di posizione, come dimostrano gli alti banchi di ciottoli conglomerati che si notano sulla sua sinistra. Al guado della Suscitsa i nostri cavalli bevono per la prima volta dopo tre quarti d’ora di cammino. Il cavallo di caravana, benché avvezzo alle fatiche più disastrose, esposto alle pioggie, ai digiuni, a strapazzi di ogni specie per le strade di Turchia impossibili nelle stagioni cattive, è sempre l’animale delicato così nella ricca come nella povera stalla, così allo stato selvaggio come in quello domestico. Il cavallo di caravana, poverissimo come il suo padrone, non beve che acqua limpida, fresca e scorrente, nè mangia biada o fieno che sia anche minimamente avariato, nè la fame o la sete possono altrimenti in lui: in mancanza di fieno, biada ed acqua discreta egli prosegue, martire dell’uomo, la sua strada dove ogni momento può trovare la morte, fidando nel sommo Allah che nel prossimo han gli voglia serbare miglior trattamento. Infinitamente paziente, docile e bravo è il cavallo di caravana, cui il naturalista di Levante affida ogni principale speranza di buona riuscita del compito suo. La Suscitsa è il maggior fiume del distretto di Vallona, perchè la Vojussa, nella quale vanno a portarsi le sue acque, altro non è da considerarsi qui, come spesso altrove lungo il suo corso, che fiume di confine.