102 II - Nell’Albania Centrale erbe che senza dubbio potresti trovare nel tuo paese? » Io non riusciva a convincerlo sulla differenza di vegetazione dei due paesi: troppo egli si trovava assorto nell’idea che lo scopo mio in Albania fosse tutt’altro che il botanico. Tirò poscia il discorso sopra altre cose di studio, dalle quali apparì la sua profonda ignoranza: fra l’altro mi domandò se Marsiglia fosse il miglior porto dell’Italia e Livorno la città più commerciale della Francia. Dopo lunga conversazione inutile, senza la quale però in Turchia non è possibile entrare in argomento, io cercai di ricondurlo allo scopo della mia visita, ma poiché dal suo immediato superiore di Gianina egli aveva forse ricevuto l’ordine di investigare ben bene le mie idee, mi prevenne dicendomi: « Perchè vuoi procurar brighe a noi e a te stesso penetrando nel distretto del Tomor che non abbiamo ancora potuto assicurare da alcuni rivoltosi politici? Io ho difficoltà a lasciarti inoltrare, non potendo assumermi responsabilità su quanto può accaderti; prima di partire dovevi avvertirmi, e aspettare la risposta: ora non posso favorirti ». Era concludente la scusa del governatore, ma io insistetti, richiedendo vivamente appoggio e protezione e aggiungendo che non sarei in alcun modo ritornato a Vallona senza aver compiuto l’esplorazione del Tomor. Il mutesarìj accondiscese finalmente dopo lungo tergiversare, ma prima ordinò (e gli ordini impartiti furono sollecitamente e bene eseguiti) che la gendarmeria si assicurasse subito della mia sicurezza e perciò vennero mandati gendarmi a cavallo a tutti i villaggi che avremmo incontrato sulla via per avere l’assicurazione dai capi che nessuno si sarebbe mosso contro di noi. Il resto della giornata fu dedicato alla città e cittadella di Berat, non essendo stato possibile partire prima dell’indomani. Berat è uno dei migliori centri dell’Albania tosca. Si estende sui dolcissimi pendìi delle colline che vengono a lambire la destra del fiume, insinuandosi e nascondendosi qua e là e riapparendo sempre in mezzo al vivo colore glauco degli olivi che formano elegantissime macchie tutt’intorno e al verde cupo dei giardini di cui è provveduta quasi ogni casa. Le case sono alla moda turca, colle grandi finestre e terrazze di legno, disposte in lunghe file. Non sono radi i palazzi di stile moresco, spesso ornati di alti e svelti minareti. Berat è in grado di progredire con poca difficoltà se il Governo aiuterà gli sforzi de’suoi abitanti, i quali, come ho osservato in diverse famiglie cristiane e musulmane, e come più seriamente mi venne riferito in diverse occasioni, hanno il sentimento del progresso e del commercio molto meglio pronunciato che gli abitanti di Vallona. La città di Berat ha una popolazione fra i venti e i venticinque mila individui divisi in cristiani e musulmani, che io ritengo in maggioranza Albanesi e Valacchi senza escludere, fra i cristiani, qualche migliaio di Greci. Le lingue parlate sono l’albanese, la valacca, la greca e la turca; in generale però si adopera nel commercio la lingua greca. A questo riguardo l’elemento greco forestiero fa un’attivissima propaganda per l’ellenismo che, cinquant’anni addietro, era quasi sconosciuto a Berat. Succede a poco a poco che questa classica Al-