I - L’Albania 31 l’agricoltura moderna. Nell’Albania litoranea del nord fino allo Shcumbi si potrebbero avere, io penso, 300.000 ettari di superficie coltivabile e quasi altrettanto dallo Scumbi in giù I terreni di cultura dei villaggi presso il mare costavano in genere al tempo dei Turchi 750 franchi l’ettaro; ma quelli lontani dai centri e dove mancava la popolazione non trovavano compratori a 10 franchi l’ettaro. Secondo le annate, i terreni di buona coltura rendono per il frumento da 12 a 25 volte, per l’orzo e l’avena da 15 a 35 e da 40 a 100 per il mais, del quale si possono fare anche due raccolte all’anno, quando l’inverno è stato mite. In altri tempi il mais dell’Albania settentrionale concorreva ad alleviare le carestie del Montenegro e perciò Scutari era diventato un centro di esportazione di mais verso quel paese: dal 1898 venne però proibita l’esportazione in genere allo scopo di aiutare la popolazione del vilajet. Anche Durazzo è stato sempre un centro di esportazione del mais. La coltivazione del riso fu fiorente in altri tempi in molte parti del vilajet di Scutari e verso Tirana, Berat e Argirocastro, ma essa non progredì per la solita indolenza del governo e per quanto il riso albanese fosse ritenuto una delle migliori qualità del Mediterraneo e lo si pagassse di più del riso italiano. La coltivazione della patata, che ha dato ottimi risultati nel Montenegro, comincia a diffondersi tra le tribù montanare che confinano con quel regno; la barbabietola non è conosciuta. La coltura della vite è decaduta anche nelle regioni di popolazione cristiana, quantunque potrebbe dare ottimi risultati. In tutta l’Albania potrebbe prosperare l’olivo fino a 600 metri sopra il livello del mare, ma all’infuori dei grandi e classici oliveti veneziani, nessuno pensa a questa coltura. Il tabacco è coltivato dappertutto, ma non è buono perchè troppo forte e sarebbe necessario correggerlo con le varietà di Macedonia e di Erzegovina. La canapa si coltiva soltanto in Zadrima per la consumazione locale: essa potrà diventare una coltura magnifica con quella del lino e del cotone. Sono sconosciuti i prati artificiali e quindi tutte le leguminose da sovescio, nè si coltivano le piante per i semi. In questi ultimi tempi hanno cominciato ad usarsi i concimi di stalla. In qualche parte dell’Albania tosca si utilizzano le acque dei fiumi e dei torrenti per l’irrigazione dei campi di mais e degli orti. Con l’azione agraria dovrà andare di pari passo l’azione zootecnica e l’industria corrispondente del caseificio, in cui l’Albania ha materia per svolgersi quanto la Serbia e la Bulgaria. L’allevamento del bestiame equino e bovino, delle pecore, delle capre e dei suini, la pollicoltura, la bachicoltura, ecco una pietra miliare grandiosa per l’avvenire economico del paese. Io penso: che cosa potrà diventare il cavallo albanese, oggi così rozzo e trascurato, con l’incrocio e l’allevamento razionale? Il suo sangue arabo è capace di produrre i pili meravigliosi tipi per ogni servizio comune e di lusso. Così sarà dei bovini, quando le attuali e miserabili razze frumentine, che ricordano quelle delle epoche preistoriche, saranno corrette con incroci adatti delle Alpi e si introdurrà in pari tempo il bovino da lavoro e quello da latte. Al bestiame ovino, oggi numeroso e discreto, sarà pure serbato un ottimo posto, e così a quello suino che