128 III - Nell’Albania Centrale Nei prati presso le case di Crionerò fino alla Punta Batteria, vidi frequente la Salvia peloponnesiaca, il Marrubium peregrinimi e le solite macchie fittissime di Anthyllis Hermanniae. Crionerò ha guadagnato in questi due ultimi anni: oggi rappresenta quasi un’oasi di progresso agricolo in queste parti abbandonate: i suoi vigneti, i suoi orti e giardini lussureggianti di rigoglio, mostrano che questa ridente stazione estiva comincia veramente a essere abitata da Europei e da famiglie che hanno sentimenti civili. Per quanto in limitatissima scala, è bello e torna caro al nostro cuore il paesaggio che mostra quanto sia liberale la natura in quei paesi che potrebbero dare tesori, appena l’intelligente mano dell’uomo si disponesse al lavoro. Se i ricchi capi albanesi volessero alfine sperimentare sul serio l’aratro, la vanga, e la zappa nelle loro interminabili proprietà improduttive, quante risorse, quanta ricchezza non ne verrebbero a loro e al popolo che da secoli veglia soltanto per le armi e per veder scorrere il sangue dei fratelli, sfinendosi nella miseria e abbandonato da tutto e da tutti; quanta fortuna non irradierebbe allora sul mondo shkipetaro! Noi seguitammo la stessa strada compiuta il 9 luglio 1892 fino al letto del torrente di Radima. Questo torrente, che si forma a circa trecento metri dalla cima del m. Hon, raccogliendo dopo un breve tratto anche le acque che vengono dai contrafforti S. O. del m. Sascitsa, ha una direzione costantemente E. O. e solca nel suo versante occidentale il m. Hon (altrimenti noto col nome di monte di Radima), costituendo spartiacque fra questo e il m. Sascitsa. Arrivammo così alla foce del torrentello in poco più di tre ore da Vallona. La breve erta fino a Radima si sale comodamente in un’ora; ma l’intero tragitto si può fare da Vallona tutto in un fiato in due ore e mezzo, a dir molto, per chi non abbia a fermarsi lungo la via. Il sentiero è segnato in mezzo a calcare e argilla bluastra con dumeti mediterranei caratterizzati dall’oliva selvatico e Phyllirea latijolia, due arbusti bellissimi carichi di Smilax mauritanica e Cle-matis Flammula, quest’ultima con enormi infiorescenze che fanno distinguere il loro acuto e gradevolissimo odore in mezzo al profumo intenso di quella flora meridionale. Radima è un villaggio interamente musulmano di un centinaio di case, i cui abitanti rappresentano una delle più belle frazioni della tribù dei Japidi. Le case sono rozze, ma solide e disseminate entro una ristretta dolina allungata e molto ondulata. Questi Albanesi sono agricoltori e pastori. Coltivano la vallonea che cresce in boscaglie principalmente nei fianchi a mezza costa del m. Hon verso Trajas; nella parte inferiore, verso il mare, hanno i loro campi di grano e di mais, mentre verso la cima della montagna si trovano i pascoli. Fummo ospiti di un amico che, caso rarissimo in queste parti, sapeva leggere e scrivere il turco senza essere hogia. Alle 10,15 ant- con tempo sereno e calmo il barometro segnava 752 e il termometro + 39° come alle 2 pom. quando partimmo, benché sull’alta Acroceraunia vicina si fosse scatenato un acquazzone. Il timore di essere sorpresi dalla pioggia ci fece volgere verso il m. Sascitsa