I - L’Albania 3 brigantaggio: il paese cioè dei Mirditi, delimitato dal Drin Bianco, dal Drin Nero e dal Mati, paese schistoso-serpentinoso e schistoso-calcareo, che si presenta allo sguardo come un altopiano poverissimo di humus e di pascoli, sebbene ricchissimo di foreste, che la scarsezza della popolazione ha voluto conservare all’avvenire economico dell’Albania. NeU’interno della Mirdizia la scienza ha ancora molto da fare, più, forse, che sull’Alpe albanese: tra il monte Scegnit, il Mnela e il Suceli, che sono i rifugi alpestri principali dei Mirditi, le carte geografiche lasciano eziandio degli spazi bianchi. L’oriente della Mirdizia è difeso da catene di montagne ancora non bene conosciute, come quelle del Corab e di Dibra che si uniscono allo Sciar di qua e di là dalla valle del Drin Nero, e colmano il paese tra questo fiume e l’alta valle del Vardar. Quel territorio, dopo le recenti guerre balcaniche, è rimasto diviso tra Albanesi e Serbi, accrescendo il disordine etnico-politico che esisteva già in quella regione al tempo dei Turchi. Al sud del Mati, là dove termina la Mirdizia, comincia un paese di transizione che si stende fino alla Vojussa e comprende numerosi corsi d’acqua, i quali scorrono éntro una ricca pianura alluvionale ben nota al dominio di Roma. Il Muzachià o Musakieja forma la conca dell’Albania e come fu il granaio illirico di Roma, così potrà formare un giorno la principale ricchezza agraria dell’Albania. Prima di Roma sorgevano in quella conca ricche ed opulenti città, tra cui primeggiavano le due colonie greche di Apollonia e Durazzo e molte minori, come Billi, Orico, Claudiopoli ed altre che esercitavano commerci fiorenti e continui. La guerra civile fra Cesare e Pompeo non nocque a quel paese, anzi, lo stato antagonistico che venne a crearsi fra città e città secondo l’alternarsi della fortuna dell’uno o dell’altro dei due contendenti, sviluppò maggiormente lo stimolo della gara, e poiché la guerra fu relativamente breve e favorevole a Cesare, l’operosità dei legionari che Roma accantonò nel Muzachià portò a grande ricchezza la pianura, la quale venne da allora percorsa da nuove comunicazioni che da terra si allacciavano col mare e univano Roma con l’interno della Macedonia fino al Danubio e al Mar Nero. La principale di queste comunicazioni è rappresentata dalla via Egnatia, che, partendo da Durazzo, dopo aver attraversato il piano di Cavaja e di Elbas-san, si arrampicava per i monti Candavici, lungo il ciglio della gola del Devoli e di là raggiungeva Eraclea nel centro macedone. L’Egnatia è la potente arteria militare e commerciale dell’antichità storica sulla quale forse verrà a porsi la ferrovia transbalcanica che potrà un giorno far rifiorire i nuovi commerci dell’Europa danubiana e balcanica per la via dell’Adriatico e dell’Italia. Questa regione Muzakejana che ha il suo centro politico in Elbassan, la capitale virtuale dell’Albania, è rimasta la più albanese in faccia all’Adriatico, e costituisce il nucleo etnografico più compatto dell’intero paese. Colosso calcareo imponente e orrendo, il Tomor (tò op05 — il monte per eccellenza) domina dall’alto dei suoi 2400 e più metri il piano Muza-kejano. Esso abbraccia due orizzonti, a loro volta dominati da imponenti