88 II - Nell’Albania Centrale Dalla cima del Kiore è completamente visibile il panorama acrocerau-nico e dell’Albania centrale. Sono il Kiore e il suo vicino Cica i monti che'nelle limpide mattine di estate appaiono dalle coste di Brindisi, Lecce e Otranto le quali, benché pianeggianti o leggermente ondulate, si vedono dalle sommità acrocerauniche. Il Kiore ha poche capre selvatiche che noi cercammo di cacciare, ma senza risultato, ritornando allo stan ove, dopo il mezzogiorno, attendemmo alla preparazione della raccolta. Il maestrale spirò regolarmente fino al far della sera. L’indomani io era piuttosto stanco sia per l’ascensione faticosa del io, sia per il modo di vita che da alcuni giorni conducevo senza alcuna comodità. A malgrado dello spirito oppresso, il giorno dopo venne dedicato in parte all’esplorazione del monte Cica e ne percorsi le schiene selvose e rupestri in direzione S.E. scoprendo materiale interessantissimo. Ricorderò specialmente: Viola gracilis var. brevicalcarata, Silene coesia, Alsine graminijoliajyas. semiglabra, Linum hirsutum var. spathulatum, Hypericum Apollinis, H. haplophyl-loides, Melilotus neapolitana, Bupleurum Kargli, Pterocephalus Parnassii, Slaehelina uniflosculosa, Cirsium ajrum, Centaurea cana var. pidincola, Leon-todon graecum, Sideritis Raeserii, Betonica graeca ed altre molte che, se pure dimostrano la forte dipendenza di questa flora erbacea o suffruticosa dalla equivalente greca, non porgono dubbio, unitamente alle specie legnose di Lo-garà e del Kiore, sulla affinità con la flora dalmata e quella dell’Italia. Interessanti sono quindi gli Acrocerauni per ciò che formano l’anello di riunione della flora greco-dalmata-italiana. Mi duole che la stanchezza di quei giorni non mi abbia permesso di esplorare anche nei versanti orientali quella magnifica catena; per studiare bene gli Acrocerauni in ogni loro parte occorrerebbero non meno di due settimane: speriamo che il tempo mi riporti a vederli come ne ho vivo il desiderio. Sul mezzogiorno aveva termine la gita del Cica e poco dopo ripartivamo per Ducati, dove giungemmo di sera per la stessa strada seguita Fu. Il giorno 14 venne destinato al ritorno a Vallona per il villaggio di Trajas. Fino al passo Grgina ci è nota la strada. Da questo punto in avanti discendemmo via via nella stretta valle del torrente asciutto e ghiaioso di Trajas, nel quale è pure il sentiero per il villaggio. Immense e pittoresche boscaglie coprono i fianchi della montagna in ambedue i versanti (402 m.) e sono costituite di specie mediterranee, ma non più dalle comuni dei dumeti. Vi erano in prevalenza: Quercus austriaca, Q. conjerta, Carpinus duinensis, C. orientalis, Corylus Avellana, fra cui spiccava mirabilmente la Tilia argentea. Il Cirsium Candelabrum abitava le ghiaie del torrente. Le selve si arrestarono a un’ora da Trajas, e sul confine della Quercus pubescens. Qui numerose liane di Smilax si arrampicavano soltanto sui Celtis. Trajas (402 m.) è uno dei più grossi villaggi della Lungara. Commercia molto in vallonea che cresce abbondantissima nei fianchi inferiori e medi della montagna fino all’altezza di Radima, villaggio visibile a nord, a tre ore di distanza.