II - Nell’Albania Centrale III un pezzo di pane da offrirci. Ciò dimostra che tutto il mondo è paese anche in fatto di nobiltà. A Barguliasi cominciammo l’ascesa delle chine aride e scoperte del Tomor Abbas-Alì attenendoci alla facile mulattiera che conduce a Coritsa dopo aver superato le montagne di Bofnia e di Ostrovitsa. Questa strada è sempre sassosa e comoda almeno fino agli stani di Culmak nei contrafforti che uniscono il Tomor alla catena di Bofnia e di Opara sul confine di Macedonia. L’insieme dei monti che avevamo di faccia, il Tomor Abbas-Alì compreso, mostravano una vegetazione stentata e brulla con scarse e limitate macchie di boschetti e di selve nelle conche riparate; qui l’azione della siccità del substrato calcareo unitamente alla violenza dei venti sono un ostacolo continuo allo sviluppo della flora arborescente ridotta ad un limitato numero di frutici e suffrutici, e delle erbe, delle quali resistono soltanto quelle che si possono adattare alle stazioni sassose e soleggiate, come le spinose e tomentose. Per vero ogni altra supposizione è arrischiata intorno a questa flora montana xerofila ed estrema-mente depauperata nel colmo caldissimo dell’agosto. Nella dolina di Culmak, che si trova approssimativamente a 1600 m., fummo accolti bene dai pastori. Qui divisammo di passare la notte, ma poiché io aveva a mia disposizione altre sette ore di giorno (arrivammo sul mezzodì) e la siccità generale della montagna mi faceva presagire poche buone raccolte e minori osservazioni, non perdetti tempo a combinare l’ascesa della cima Abbas-Alì, servendomi di freschi cavalli offertici dai nostri nuovi ospiti. Dapprima esplorai la dolina percorsa da un rigagnolo, nei pressi del quale rinvenni comunissimo il Cirsium appendiculatum di cui feci bottino. Coprivano le rupi circostanti: Prunus o Cerasus prostrata, Rosa glutinosa, R. sicula, Cotoneaster parnassica (disgraziatamente non raccolto), un Rubus, un Sempervivum. Nelle ghiaie il Delphinium Ajacis, la Farsetia clypeata, il Cirsium ajrum, il Hieracium macranthum. I cavalli del luogo ci portarono facilmente fin sulla cima. Io partii alle due. pomeridiane, avendo a guida il pastore capo degli stani e trovai tosto fra le grandi lastre calcaree che caratterizzano questa schiena del monte, YAstra-galus Autrani e VAllium moschatum; fra i 1800 e 1900 metri una forma di Draba aizoides in frutto ei primi saggi àe\Y Alyssum rupestre e del caratteristico Erysimum pectinatum che è una delle specie meglio fondate del genere; quindi la Paronychia argentea e cespugli man mano sempre più abbondanti di Daphne oleoides, parte in frutto, parte in fiore, mentre nei pressi di Culmak già si trovavano completamente fruttificati. La Scilla nivalis era riconoscibile sui margini ancora freschi delle piccole doline, da poco prive di neve. Più in alto, a 2200 metri accanto ai nevai, l’unica pianta determinabile, quantunque divorata dagli armenti, era la Plantago graeca. Sulla cima, alta 2396 metri, la A sperula hexaphylla var. pilo sa in tre o quattro piccoli cespugli; un magro esemplare di Saxijraga coriophylla e pochi saggi gracili di Linaria alpina', poi il Hieracium sabinum e il H. pannosum in esemplari deformati furono le