Ili - Nell’Albania Centrale 121 l’autorità si ricusava di fornirmi una scorta di gendarmi, lasciavo responsabile il Governo di quanto mi fosse accaduto. Nel ritornare dal conak in città mi sovvenni, tanto per non ammalare d’inedia, di tentare una prima ricerca delle droghe usitate in queste parti dell’Albania così dai musulmani come dai cristiani, e cominciai a mettermi come un cane dietro la selvaggina in alcune botteghe del bazar, l’unica via del resto che anche in Vallona richiami un po’ d’attenzione e abbia, per quanto limitata, la sua originalità orientale. Fuori dei centri di quasi tutta la Turchia i prodotti vegetali vengono anche oggidì adoperati come mezzi terapeutici e a questo fine il loro uso è sempre abbastanza largo, potendosi anzi dire che ad essi soltanto è serbato l’onore della guarigione di ogni specie di malattie. Nelle campagne sono gli empirici che, di padre in figlio, esercitano con grande influenza la professione di alternare infusi e decotti, o attaccare pomate e cataplasmi formati dalla informe miscela di svariatissime piante, o chiudere ferite, tagliar tumori o far salassi colla conclusione sempre finale di adoperare un misterioro rimedio, fatto unicamente colle piante del loro paese. Nei centri, però, dove, a onor del vero, l’empirismo è in decadenza, l’uso delle droghe nella cura delle malattie è soltanto qua e là consacrato dalla diffusione che esse ebbero specialmente nei secoli scorsi per tutto l’Oriente e agli empirici subentrarono a poco per volta i medici nel significato europeo. Così è che due o tre medici si trovano ora a Vallona, Berat, Argirocastro, Prevesa, e almeno uno a Premeti, Conitsa, Ljascovits, Parga e altrove. Gianina è il centro maggiormente provveduto di sanitari, fra i quali se ne annoverano alcuni distinti. Questi medici hanno in generale studiato nell’Università di Atene, più raramente nelle scuole di medicina di Costantinopoli o nelle Università di Parigi, di Vienna e di Napoli. Di nazionalità greca o valacca, essi trovano buona accoglienza nelle città dell’Epiro, dove, come è noto, la lingua greca è parlata in larghissima scala dagli Albanesi e dai Turchi, e senza essere quasi mai medici condotti, riescono nondimeno a procurarsi i mezzi per farsi una buona posizione. Nella stessa proporzione dei medici si trovano quindi i farmacisti, mentre i veterinari mancano completamente, quest’arte restando di esclusiva proprietà degli empirici, e fra questi sono tali, si può dire, tutti i pastori (i). Appunto perchè l’empirismo è in decadenza, non è più possibile trovare nei bazar della Turchia europea quel gran numero di droghe che molti anni prima si usavano dalle popolazioni locali contro tutte le malattie: oggigiorno i prodotti farmaceutici entrano negli harem e sono desiderati dai rigidi hogia, e le preziose droghe orientali sopravvissute si contano in poche e povere serie col provocante hascish, col nutritivo saleb, col colorante henne. Nondimeno i negozianti di questi generi di Trieste e di Costantinopoli fanno ancora discreti (i) BouÉ: La Turquie d’Europe, III, pag. 534 e seguenti. Il capitolo dell’A. dedicato all’arte medica è ancora pieno di attualità.