— 32 — Da questo suo anomalo stato psicologico e dal conseguente irrequieto peregrinare di luogo in luogo deriva un periodo di minor produzione letteraria; ma, migliorate le sue condizioni psichiche e fisiche, lo ritroviamo presto, con rinnovata lena, intento alle sue occupazioni preferite. E nel corso di pochi mesi vedono la luce, l’uno dopo l’altro, quasi a compenso del tempo perduto, numerosi nuovi racconti. Ma questi suoi scritti, fra i quali erano due romanzi, benché in complesso non inferiori agli altri come opere d’arte, non trovarono grande accoglienza fra il pubblico: quél tipo di protagonista che Fautore era venuto da qualche tempo scegliendo e che conteneva in sé i tratti caratteristici, buoni e cattivi, della nuova generazione russa, non garbava troppo alla più gran parte dei suoi lettori, che appartenevano precisamente all’una o all’altra delle due generazioni: gli uni, i vecchi conservatori aristocratici, lo trovavano troppo moderno, troppo rivoluzionario; per gli altri, pei giovani, propugnatori delle grandi riforme sociali, era troppo timido, inetto, irresoluto. Gli umori del pubblico oscillavano dunque già fra queste diverse tendenze, allorché cominciarono a venire alla luce, nel 1861 (proprio, cioè, nell’epoca in cui si stava iniziando la grande riforma dell’emancipazione dei servi), nel Messaggero russo, le prime puntate del nuovo romanzo di Turghènjev: Padri e figli, nel quale Fautore, disegnando appunto nei padri e nei figli tipici rappresentanti della vecchia e della nuova generazione, metteva indirettamente in rilievo i difetti e i torti de-