— 151 — kòvskij, lo chiama: «il poeta dell’eterna verginità» (1). Eccezioni al realismo prevalente nella sua arte sono (a prescindere da qualcuno dei suoi primi lavori drammatici di minor valore) pochi racconti fantastici, quali, ad esempio, i Fantasmi, Clara Mìlic, il Canto dell’amor trionfante e, per la loro stessa natura, alcune delle Poesie in prosa. Queste ultime, anzi, insieme col Canto dell’a-mor trionfante, sono in senso assoluto la sola vera eccezione completa, non mancando negli altri pur qualche base realistica di impressioni e ricordi personali di cose viste e vissute. In questi racconti fantastici predomina, come abbiamo già rilevato, una vaga intonazione mistica, assai vicina a una specie d’intima religiosità, che traluce, ad onta del suo apparente ateismo, in fondo all’animo di Turghènjev, fino a giungere a volte, quasi involontariamente, a un grido aperto di fede (per esempio, nella poesia in prosa: «.Cristo»). Il Canto dell’amor trionfante, peraltro in cui nulla, assolutamente nulla è ripreso dal vero (neppur la città di Ferrara, dove si svolge l’azione, perché Turghènjev, a (1) In Turghènjev, il quale non ha fatto che tormentarsi durante tutta la vita allo studio del sesso — dice il Merezkòvskij (Op. cit. : Compagnons étmels, pag. 296) — si osserva un difetto che colpisce: niente procreazione, niente maternità. Le donne e le ragazze di Turghènjev non sanno, a quel che sembra, partorire. Ed egli stesso sembra dar loro il proprio assentimento, non desidera punto la conservazione della specie umana, dice agli uomini: — Basta! basita! — Ma non si tratta affatto di spirito di setta, non è affatto una castrazione : è al contrario un’ardente affermazione del sesso, una purezza scottante, una verginità amorosa. Turghènjev è il poeta dell’eterna verginità...