— 19 — che in Russia fosse appena possibile acquistare talune nozioni preparatorie, ma che la fonte della vera cultura non si trovasse che all’estero (1). « Fra gli insegnanti di quel tempo all’Università di Pietroburgo non ce n’era stato uno solo che avesse potuto mai sospettare in me una tale convinzione; ma essi medesimi, del resto, erano persuasi di ciò, sostenuti anzi in tale concetto dallo stesso Ministero, a capo del quale era il conte Uvàrov, che mandava per proprio conto i giovani alle università tedesche ». (2) Nei riguardi della letteratura lo studio dei maggiori scrittori e pensatori stranieri era più che altrove necessario in Russia, dove la letteratura, che non aveva allora né un grande passato né grandi tradizioni nazionali, si stava sviluppando sol da pochi decenni e solo in quegli ultimi anni veniva per la prima volta acquistando una sua netta e caratteristica fisionomia. Artefici di fama mondiale, rappresentanti di grandi idee, o creazioni, o correnti letterarie, come Schiller, Goethe, Walter Scott, Byron, Dickens, George Sand, Thackeray, erano per que-sto più o meno noti anche ai Russi colti. Nella filosofia tenevano il campo Hegel e Schelling. (1) Peraltro in uno dei suoi racconti, nel quale rievocherà più tardi il suo primo soggiorno a Berlino, Asja, sembra in certo modo dare prevalenza ad altri motivi nella sua decisione di recarsi in occidente : « Avevo finalmente spezzato le mie catene e conquistato la libertà, recandomi all’estero, non già per completare la mia educazione, come si diceva allora, ma semplicemente perché m’era venuta voglia di vedere la terra d’ogni ben di Dio ». (2) Memorie letterarie, ed cit., pag. 18.