— 114 — menta di fatto il proprio spirito e la propria cultura alle fonti dirette dello spirito e della cultura occidentali. Una notevole parte della sua stessa produzione è ideata o composta in terra straniera. Trascorse, in sostanza, metà della propria esistenza in occidente, in mezzo alla società occidentale; dall’occidente trasse ammaestramenti, esperienze, regole di vita, cognizioni, modelli. Di questo suo accentuato occidentalismo gli fu perfino mosso rimprovero da nemici, come d’un’implicita rinuncia alla patria russa. Ma fu realmente Turghènjev, perché « occidentale » di spirito, meno russo per questo? significa proprio il suo occidentalismo disprezzo o deficiente amore per la Russia ? Non esito a rispondere all’uno e all’altro quesito: no! Anzi tutto, se Turghènjev cercò e apprezzò ed amò l’occidente e visse in occidente e fra occidentali, dell’occidente e degli occidentali non fu mai ammiratore cieco e fanatico. Tutt’altro: egli fu sempre russo, profondamente russo anche in occidente, si sentì anzi più russo in occidente ohe in Russia. Se l’occidente l’attraeva con una specie di fascino irresistibile quando si trovava in Russia, una vaga, invincibile nostalgia del suo paese non l’abbandonava mai ogni volta che ne era lontano. E vivendo fra genti straniere, constatandone da vicino, con quello stesso naturale, abituale spirito d’osservazione, col quale l’abbiamo visto penetrare nelle piaghe sanguinanti del suo paese, la vita, la mentalità, le usanze, non esitò a ri-