— 148 — le più tenui vibrazioni dei sensi. Artefice poderoso, gran signore della forma e della parola, il poeta sa cogliere gli atomi che formano il suo mondo e costruisce con essi i monumenti della letteratura. In questa potenza d’osservazione e di riproduzione realistica è la sua particolare grandezza di scrittore, anche se qua e là possa apparire un po’ esagerata e possa talvolta l’eccessivo rilievo del dettaglio sminuire il quadro d’insieme. La sua non è mai arte per l'arte. L’arte, se è per Turghènjev sempre un alto fine da raggiungere, non è quasi mai l’unico fine, ma è e fine e mezzo. Le eccezioni a questo principio generale cui s’ispirano i suoi scritti sono rare e per lo più soltanto parziali. Si nota, per esempio, una prevalenza assoluta dell’arte pura nel Canto delVa-mor trionfante, in Primo amore, in Tre incontri, etc., dove la morale, se pur non manca del tutto, è per lo meno poco evidente e rimane su un secondo piano rispetto a fini puramente letterari. Dato il realismo dominante nei suoi scritti, quasi tutti i suoi racconti (e parte delle sue commedie) sono o dirette riproduzioni dal vero, episodi della vita dell’autore, con persone, luoghi, cose reali, cioè episodi realmente accaduti, persone, luoghi, cose realmente esistenti o esistite (non di rado l’autore stesso s’immedesima, del tutto o in parte, in qualcuno dei suoi eroi), o sono episodi immaginati da lui, ma sempre su una base realistica, data dall’esperienza della vita, e gli eroi allora, immaginari come individui, sono pur sempre reali come tipi, tali, cioè, da trovar sempre nella vita reale individui con