— 152 — quanto mi consta, non c’era mai stato e, in ogni caso, la Ferrara del racconto non è quella dei tempi di Turghè-njev) è l’unico tenttativo audace nel campo della pura fantasia, nel quale il genio dell’autore riveli la sua non comune capacità anche fuori dell’arte realistica. Turghènjev è un narratore principe. Egli conosce e domina, come pochi altri scrittori al mondo, il segreto d’incatenare al suo racconto l’interesse del pubblico. Anche là (ed il caso è frequentissimo nella sua produzione) dove la trama è esigua e futile, o manca del tutto. Ciò che narra Turghènjev è sempre interessante; ma di solito interessante assai più pel modo com’egli narra che per quello che narra. Narrati da altri e in altro modo, molti dei suoi racconti perderebbero ogni attrattiva. Che cosa dunque affascina, attira, conquista nell’arte di Turghènjev? in che cosa consiste la vera grandezza di quest’arte? nella plasticità del quadro? nella perfezione dei tipi? nel realismo possente della narrazione e della descrizione? nella naturalezza del dialogo? In tutti questi caratteri insieme e in ciascuno di essi. E in un altro ancora : nella squisita e melodica fluidità della lingua, nella semplice e schietta bellezza della forma. Turghènjev — ho detto — è gran signore della lingua, della forma, della parola. Egli adora la sua lingua, la grande, possente, veridica e libera lingua russa (1), lo strumento possente, che in mani sapienti sa compier miracoli (2). Ma si direbbe che, a sua volta, la (1) Dall’ultima delle Poesie in prosa (V. pag. 39). (2) Memorie letterarie, pag. 146.