- 84 — Viceversa, riprende la penna e seguita a scrivere fino alla morte... E’ l’epoca del suo ritorno in Francia dopo la guerra franco-prussiana. Acque di primavera (Vesnija vody), Pegàs (Pegàs è il nome del miglior cane da caccia di Turghènjev, del quale il racconto è una mirabile apologia), Pùnin e Ba-bàrin, Reliquia vivente (2ivya mosci), L’orologio (Cia-sy), Terre vergini (Nov), Il sogno (Son), Il racconto di padre Alessio (Razkàz ottzà Aleksièja) sono i titoli dei nuovi scritti turghèneviani di questo periodo. Fra questi, uno dei più commoventi, come quadro della più santa rassegnazione cristiana di fronte alla sventura irreparabile, è: Reliquia vivente, che fu poi aggiunto alla raccolta delle Memorie d’un Cacciatore. Anche qui manca, come spesso nei racconti turgheneviani, qualsiasi trama: tutta la novella consiste nel dialogo fra il cacciatore e una povera donna, già ancella di sua madre, che, deturpata fisicamente e ridotta a una miserevole vita di paralitica da un male insidioso e inguaribile, causato da una sua caduta quand’era giovinetta, rimasta sola e immobile nel suo giaciglio da anni ed anni, abbandonata e trascurata da tutti, anche dal fidanzato, non sa inveire contro il suo destino, non ha che parole di pietà e d’amore pel prossimo, considera la propria sventura come una particolare grazia del cielo, che sembra quasi aver scelto lei ad espiazione delle colpe del mondo.