venne in quegli anni il suo più intimo amico. Ne tradusse anzi egli stesso in russo alcuni scritti e dopo la sua morte, avvenuta nel 1880, volle alla sua memoria dedicato uno degli ultimi prodotti del proprio ingegno creativo : l’originalissimo Canto dell’amor trionfante. Né ba. sta: fattosi promotore in''Russia d’ima sottoscrizione popolare per erigergli un monumento, attirò ancora una volta contro sé stesso gli strali avvelenati dei suoi nemici, i quali nella venerazione per lo scrittore francese volevano deliberatamente vedere una conferma di quell’occidentalismo francofilo e antirusso, di cui venivano da anni ostinatamente accusandolo. Il lungo periodo della sua permanenza a Parigi fu per Turghènjev non meno fecondo di quello di Baden-Baden. Ogni anno pubblicava nuovi racconti, teneva conferenze, scriveva critiche letterarie e perfino, di quando in quando, versi. Ma, poeta nell’anima, i suoi migliori poemi soleva racchiudere nelle sue novelle e nei suoi racconti. L’orizzonte dell’opinione pubblica in Russia, così tempestosamente sconvolto dall’enorme montatura della campagna contro Padri e figli, s’era intanto venuto gradualmente rasserenando: il buon senso, soffocato un momento dal livore di parte, aveva ripreso il sopravvento e Turghènjev aveva a poco a poco riconquistato le simpatie e la stima dei lettori russi e il suo legittimo posto nella letteratura nazionale. Così che, allorquando, nel 1879, tornato finalmente a Mosca per riconciliarsi con la gioventù russa e per assistere all’inaugurazione d’un monumento a Pùskin, vi pronunciò un elevato discorso commemorativo, esaltante le virtù del poeta, l’accoglien.