22 di Simeone il Grande; per cinque secoli ebbe carattere prevalentemente religioso attingendo largamente a quella di Bisanzio; in tale periodo la figura più importante è quella di Ivan 1’ Esarca, ma in tale periodo non sorge nessuna opera degna di rilievo. Durante i cinque secoli di dominazione turca e schiavitù spirituale della Chiesa greca, il popolo bulgaro rimase chiuso ad ogni cultura. Non ostante ciò, nacque la ricca poesia popolare, che si conobbe solo dal sec. XIX a mezzo della raccolta di canti popolari bulgari dei fratelli Miladinovi. Il risveglio avviene lentamente, e specialmente dopo la pubblicazione della « Storia del popolo bulgaro » del monaco Paisi (1762); più tardi penetrarono le idee della Rivoluzione francese, e non poca influenza esercitò sul popolo l’esempio della liberazione serba e greca dal giogo turco. Dal principio sono i monasteri dove si forgiano in silenzio i modesti, ma utili strumenti della rinascita; l’opera di Paisi ricorda ai bulgari il loro passato e risveglia l’amor di patria e la dignità nazionale; seguono le opere di Neofita di Kilindar e di Neofita di Rila che scrissero libri per l’istruzione; non poco contribuì in tale opera il discepolo di Paisi, il vescovo Sofronio (m. nel 1815). Nel 1824 uscì il primo sillabario per opera di ottimi bulgari commercianti o professionisti residenti all’estero i quali non facevano che divulgare le idee moderne nel povero popolo ignorante; fra essi si distinse V. E. Apri-loff (m. nel 1847) che fondò la prima piccola scuola moderna a Gabrovo e divenne noto come scrittore nella grammatica, storia, ecc. Nel primo cinquantennio del sec. XIX la letteratura bulgara non si era occupata che di piccoli libri educativi; ciò si rileva anche dalla scarsità delle tipografie : la prima tipografia sorse a Samocoff nel 1835 e la seconda a Salonicco nel 1838. Con l’instaurazione della libertà religiosa (1870) e di quella politica (1878) si apre un nuovo orizzonte per la scarsa cultura bulgara; con lo sviluppo della vita politica,