ria della Russia », era ai tempi della fanciullezza di Tur-ghènjev ancor popolare per una serie di sue memorie autobiografiche, tratte da un suo viaggio in Germania, Svizzera, Francia e Inghilterra (« Lettere d’un viaggiatore russo »), che avevano avuto singolare fortuna fra il pubblico russo, e per qualche suo scialbo racconto, sopra tutto per una specie di piccolo romanzo d’amore: « La povera Lisa » (Bjèdnaja Lizà), un’ingenua e comunissima storia di seduzione, scritta in forma quasi puerile, la quale, malgrado la mediocrità dei suoi pregi, aveva straordinariamente commosso la pubblica opinione. Krylòv era in gran voga per le sue veramente belle favolette in versi imitate da Esopo, Fedro e Lafontaine; Derzàvin e ¿ukòvskij, ispirandosi l’uno ai poeti francesi, l’altro ai tedeschi, avevano composto liriche e traduzioni metriche di poemi stranieri che avevan procacciato loro, come anche a Lomonòsov, a Kantemìr e ad altri, fama di buoni poeti, mentre buon poeta e miglior commediografo satirico si rivelava l’autore del « Minorenne » e del « Brigadiere »: Von Vìzin. Ma sopra tutti cominciava già ad emergere, nell’albore di quella vivida luce di gloria nella quale doveva cominciar presto a rifulgere il suo nome, la figura del giovane poeta Alessandro Serghjèje-vic Pùskin, che ancora prima di dar vita ai suoi maggiori capolavori, era già salito in grande onore per alcune sue melodiche liriche d’intonazione byroniana. Tutti questi scrittori e poeti, incondizionatamente invisi a sua madre e ai suoi precettori, furono presto noti a Ivàn e ne conquistarono rapidamente il cuore e la fantasia. Era un semplice, umile servo di casa, che celava