— 65 — per l’uomo ammogliato non appena apprende che la donna indegna alla quale egli era stato unito e che essa aveva ritenuta morta, è invece viva e potrebbe ostacolare il suo sogno. E rinuncia, come Rùdin, alla sua vita inutile, seppellendosi fra le mura d’un chiostro. Lo spirito sociale dei lavori turghèneviani si va dunque gradualmente orientando sempre più dal problema spinoso della servitù della gleba, ormai superato, verso quello, ancor più vasto e complesso, dell’intera vita sociale russa nei suoi molteplici aspetti. Problema vasto e complesso, tema delicato e pericoloso specialmente in Russia, dove la disparità delle classi era enorme e dove il bisogno di riforme radicali, maggiore che altrove, era particolarmente in contrasto col rigore del regime politico. Questo bisogno di riforme radicali è compreso, è sentito, è patrocinato da molti. Dallo stesso Turghènjev. Apostoli delle riforme sono gli eroi di questi suoi racconti. Come tali essi riescono ben accetti a ima parte del pubblico, specialmente ai giovani, ai liberali, agli idealisti; destano diffidenza, antipatia, avversione in altri, specialmente nei vecchi, negli aristocratici, nei rappresentanti delle sfere ufficiali. E sono per gli uni troppo timidi, troppo irresoluti, troppo inetti; per gli altri troppo moderni, troppo democratici, troppo rivoluzionari. Qual’è l’atteggiamento dell’autore di fronte ai suoi eroi? Incerto, irresoluto come quelli, diffidente, in generale, verso i Russi apostoli di idee nuove. Egli crede ai loro ideali, non crede alla loro capacità di azione, alla loro volontà, alla loro preparazione. 5 — E. Damiani. — Ivàn Turghènjev.